3 maggio 2024
Aggiornato 23:00
Immigrazione

Uccisero 13 immigrati clandestini durante il viaggio: 5 fermi

L'11 settembre scorso, in piena emergenza sbarchi, era arrivato a Portopalo di Capo Passero un barcone con 60 clandestini a bordo di cui 43 uomini, 15 donne e due bambini quasi tutti di nazionalità nigeriana

Cinque immigrati clandestini sono stati fermati dai carabinieri nel siracusano con l'accusa di essere gli scafisti che avrebbero picchiato e gettato in mare numerosi compagni di viaggio durante una traversata dal nord Africa verso la Sicilia. I fermati sono Kelly Osaram, 22 anni, Silvester Uyi, 28 anni, Efe Fasuy, 28 anni, Pius Okuiomose, 27 anni e Tony Waychey, 26 anni, quest'ultimo già arrestato quale capitano della nave.

L'11 settembre scorso, in piena emergenza sbarchi, era arrivato a Portopalo di Capo Passero un barcone con 60 clandestini a bordo di cui 43 uomini, 15 donne e due bambini quasi tutti di nazionalità nigeriana. L'imbarcazione era stata intercettata dalla guardia di finanza di Messina. Gli sbarcati erano in devastanti condizioni psicofisiche. Molti infatti deliravano raccontando di 13 amici e compagni di viaggio morti. Gli extracomunitari tuttavia si mostrarono restii a parlare con i carabinieri e raccontare tutto. Dopo settimane nel centro di accoglienza di Cassibile, però, alla direzione del centro arrivò una lettera in cui si parlava dei 13 morti specificando che erano stati oggetto di brutalità assieme a tutti i clandestini trasportati, e poi picchiati legati e gettati in mare.

Nei successivi interrogatori si è scoperto che dopo alcuni giorni di navigazione dopo la partenza dalla Libia - gli extracomunitari erano rimasti per circa un mese successivamente all'attraversamento del Sahara - un gruppo di scafisti che guidava l'imbarcazione, aveva ucciso gettandolo in mare un ghanese che conosceva la rotta sostenendo che delirava in preda agli spiriti maligni e che era funesto per il viaggio verso l'Italia. Da quel giorno quotidianamente i migranti sarebbero stati picchiati e seviziati, obbligati a non dormire per cantare preghiere tribali, talvolta legati. Chi si opponeva o palesava deliri derivanti dalla mancanza di cibo ed acqua veniva dichiarato in preda agli spiriti e gettato in mare.

«Capitò», racconta un giovane nelle verbalizzazioni , «che la notte, dopo aver discusso di questa storia degli spiriti maligni, mi addormentai con Osamede, un amico che avevo conosciuto in Libia nella casa dove ci tenevano. Osamede stava molto male, aveva delirato durante il giorno. La mattina al risveglio Osamede non c'era più e la notte successiva sparirono anche Luck ed un suo amico sempre nigeriani». Un'altra vittima racconta di come il fratello Omoruy sia scomparso nello stesso modo, inghiottito dalla notte. Dai racconti i carabinieri hanno subito capito il perché dello stato di shock in cui si trovavano i migranti quel terribile mattino dell'11 settembre sulla banchina del porto. Tra le testimonianze spicca quella di una donna E. che fu legata e picchiata dal momento che delirava . A seguito di queste testimonianza la procura della repubblica di Siracusa ha emesso i provvedimenti restrittivi.

Fonte: Apcom