1 maggio 2024
Aggiornato 23:30
di Roberto Porta, Ufficio stampa Prc Lombardia

Per Abdul e per tutti noi, perchè non succeda più

Quella di oggi è un’altra giornata di cordoglio per Abdul Guibre. In occasione dei funerali ci stringiamo attorno ai suoi famigliari e agli amici più cari, ma le circostanze della sua morte danno al dolore e al lutto un significato più ampio e ineludibile

Perché Abdul è stato barbaramente ucciso dai due baristi di Milano in un clima di xenofobia e di razzismo che interroga tutta la società, ma soprattutto le responsabilità della politica. L’ideologia securitaria e la criminalizzazione dei «diversi» – siano essi Rom, immigrati, vecchi e nuovi proletari e sottoproletari – è il combinato disposto che sta avvelenando la coscienza democratica e la convivenza civile nel nostro paese.

Ne sono a pieno titolo responsabili dirigenti e governanti del Pdl e della Lega insieme a una parte non piccola del Pd, non importa se per convinzione radicata o per cavalcare irresponsabilmente l’onda populistica.

Il sistematico linciaggio politico, mediatico e di polizia a carico degli stranieri – l’ultimo riguardava Rom e Rumeni -, l’incoraggiata ostilità contro chi professa la religione islamica - senza parlare delle strombazzate, infami espressioni dei capi della Lega Nord al governo - rischiano di trasformarsi in senso comune. Ed ecco che, dopo l’omicidio di Abdul al grido di «sporco negro», da giorni molti si affannano a rassicurare la propria cattiva coscienza e quella altrui ripetendo che il razzismo non esiste a Milano, in Lombardia, nel paese.

Allora, tra tante dichiarazioni che oggi si vogliono solidali e commosse, ci dobbiamo domandare se l’’assessora di Milano che promuove la propria visita alla camera ardente di Abdul come «un gesto di umanità, e un momento di riflessione per fare qualcosa in più di quello che stiamo già facendo» sia la stessa Mariolina Moioli che con un editto comunale pretendeva di escludere dagli asili nido i bambini degli immigrati irregolari. O se il presidente della provincia di Milano che invoca una riflessione sull’accoglienza ai migranti sia lo stesso Penati che ha chiesto di multare i musulmani in preghiera in viale Jenner, lo stesso che, mentre si moltiplicavano pogrom e vessazioni di ogni tipo contro i Rom, ha detto insostenibile la loro presenza nel milanese, che ha paragonato la piaga della mafia al sud con le criminalità «non nazionali» del nord, e via di questo passo.

Xenofobia e razzismo sono il volto peggiore di ogni potere oppressivo, ma crescono solo grazie ai cedimenti morali e politici di chi potrebbe e dovrebbe opporsi, all’ampliarsi di una zona grigia sociale e politica, fatta da chi finge di non vedere e di non sapere. La bella manifestazione di sabato a Milano indica la via del risveglio della ragione e delle coscienze, della scelta della lotta e della responsabilità da parte di tutti e di ciascuno, unici antidoti ai veleni dell’odio razziale, delle ideologie securitarie e autoritarie.

Ricordiamolo, salutando Abdul per l’ultima volta, «perché non succeda più».