«Anche le donne possono programmare e avere successo»
Flavia Weisghizzi di Codemotion ci spiega perché ci sono poche donne nel mondo del software. Tutto dipende in buona parte della formazione
ROMA - Nell’universo software, se si è donne, è difficile farsi strada. Tra un cocktail letale di codici e maschi alfa, avere la meglio comporta fatica. Eppure le donne possono sviluppare e lo sanno fare anche bene. Secondo i saggi più accreditati del settore, il motivo per cui le aziende di tecnologia non assumono donne sta nel fatto che esistono, di fatto, poche donne interessate o esperte nelle materie scientifiche. Secondo Flavia Weisghizzi, di Codemotion, è semplicemente perché esiste un gap nel percorso formativo e uno «stereotipo» culturale.
Codemotion, del resto, ne è la prova: in questa startup - che è tra le più riconosciute conferenze tecniche al mondo - le donne battono gli uomini: su 35 persone nel team, i maschi alfa non raggiungono neanche la decina. «Ai bambini diamo i videogiochi per giocare - ci dice Flavia - alle bambine le bambole. Se ci sono poche donne nel mondo software non è perché non sono abbastanza capaci, ma perché non c’è nessuno che insegna loro come fare». Questione di stereotipi e di cultura quindi anche perché, ci ricorda Flavia, la prima programmatrice al mondo è stata una donna, Ada Lovelace, per di più figlia di un poeta.
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