24 aprile 2024
Aggiornato 10:30
digitale

Quanti sono e dove sono davvero i posti vacanti in Italia

Secondo molte statistiche sarebbero decine di migliaia i posti vacanti in ambito ICT in Italia, ma solo il 5% delle imprese italiane sta reclutando personale. Anche perchè secondo l'Eurostat i posti vacanti in Italia sarebbero solo lo 0,6%

Quanti sono e dove sono davvero i posti vacanti in Italia
Quanti sono e dove sono davvero i posti vacanti in Italia Foto: Shutterstock

ROMA - Per Google sono circa 900mila entro il 2020, che scendono a 500mila secondo Empirica. Secondo Talent Garden sono addirittura 4 milioni, solo in Italia. Sarebbero i posti di lavoro vacanti nelle professioni ICT, quelli per i quali, soprattutto a noi italiani, mancherebbero le competenze necessarie per coprirli. Business Analyst, specialisti dei Big Data, specialisti in Cloud, Cyber Security, IoT, Robotics e chi più ne ha più ne metta. Per tutti questi professionisti del digitale di cui - è vero - abbiamo tanto bisogno, ci sarebbero decine di migliaia di posti liberi, aziende che attendono solo il curriculum giusto, pronte a rivoluzionarsi e stravolgersi di fronte all'innovazione digitale. E sarebbero sempre di più: secondo l’ultimo Osservatorio delle Competenze Digitali ogni anno la domanda aumenterebbe del 26%, con picchi del 90%.

Pochi posti vacanti in Italia
Dati che cozzano, tuttavia, con quelli emessi dal «Job vacancy statistics» di Eurostat, secondo cui, in Italia, la percentuale di posti vacanti nell’ultimo quadrimestre del 2016 si attesta allo 0,6%. E giusto per darvi un’idea, la percentuale della Germania è del 2,6. Ci batte addirittura la Repubblica Ceca, dove la percentuale dei posti vacanti raggiunge il 3%. Un altro dato su cui riflettere? Dopo di noi c’è solo la Grecia, con lo 0,3% di posti disponibili (e non è neanche così lontana, di fatto). Un dato su cui riflettere a fronte di quelli che sarebbero, invece, le decine di migliaia di posti disponibili in Italia di cui si parla tanto spesso. Quelli che vorrebbero le aziende alla famelica ricerca di talenti, trovandosi di fronte a un deserto dei Tartari. Ma sarà davvero così?

Solo il 5% delle aziende sta reclutando
Anche perché in Italia, parliamoci chiaro, la percentuale di imprese che reclutano si ferma al 5% contro il 12% ad esempio della Germania, segno che le serrande delle imprese del Belpaese sono molto più serrate di quanto si pensi, sempre secondo l’Eurostat. E se prendiamo come metro di paragone la Germania, nazione che presenta un’avanzamento tecnologico tra i più elevati d’Europa, ci rendiamo conto che - quanto a specialisti ICT già impiegati in azienda - non siamo poi così lontani: il 17% delle aziende del nostro Paese ha già assunto professionisti ICT nel proprio organico, contro il 22% della Germania e solo il 16% della Francia, che in questo caso siamo addirittura riusciti a battere. E se è vero che il 31% di quelle pochissime aziende che cercano tecnici fa fatica a trovarli, è altrettanto vero che fanno più fatica le aziende degli altri Paesi (52% in Germania e 59% in Belgio).

Cresce l’occupazione (anche dei giovani)
E questo anche perché, come dice l’Eurostat, nel secondo trimestre del 2016 l'occupazione totale è cresciuta costantemente rispetto al trimestre precedente (+ 0,8%, 189 000) e il trend positivo ha influenzato tutti i tipi di dipendenti con intensità variabile: impiegati permanenti (+ 0,3%), dipendenti temporanei (+ 3,2%) e gli autonomi (+ 1,2%). A livello regionale, l'incremento è stato maggiore nel Sud Italia (+ 1,4%) rispetto al Centro (+ 0,8%) e Nord (+ 0,6%). Il tasso di occupazione è aumentato di 0,5 punti, in particolare per i 15-34 anni (+ 0,8 punti, + 223 000 posti di lavoro su base annua) e gli 50-64 anni (+ 0,6 punti). In questo senso il tasso di posti vacanti è diminuito di 0,1 punti percentuali trimestrali ed è stato stabile anno su anno.

Il settore dove c’è più domanda
E lo sapete qual è il settore che più di tutti sta guidando la domanda di lavoro in Italia, secondo l’Eurostat? L’industria, con una crescita del 21,2% sul numero di nuovi posti di lavoro, ancora una volta superiore a quella dei servizi. Mentre va male a tutti quei profili che nell’innovazione e nel digitale ci mettono le mani tutti i giorni. La più bassa percentuale di reclutamenti negli ultimi quattro trimestri riguarda proprio le professioni più qualificate, ingegneri, accademici, ricercatori e insegnati. Già, perché, tra le altre cose, solo il 5% delle aziende italiane ha deciso di fornire agli specialisti ICT una formazione professionale.