Agroalimentare, oltre il 70% delle PMI non investe nelle tecnologie
Nel settore vitivinicolo il 77,3% delle aziende non ha fatto investimenti a valore in tecnologie ICT, o ne ha fatti per meno di 5.000 euro negli ultimi cinque anni
MILANO - Il settore agroalimentare rappresenta uno dei settori principali dell’economia italiana, che impiega tra agricoltura e industria alimentare il 21,7% degli occupati italiani e che oggi per crescere e restare competitivo deve affrontare, oltre alle trasformazioni economiche e sociali, anche la trasformazione digitale: con tante opportunità che è necessario comprendere, per investirvi di più.
Il digitale può aiutare l’espansione
I limiti ci sono e sono, ancorra una volta, di aspetto prettamente culturale. Ad esempio nel nostro settore vitivinicolo - un miliardo di bottiglie esportate nel 2015 – il 77,3% delle aziende non ha fatto investimenti a valore in tecnologie ICT, o ne ha fatti per meno di 5.000 euro negli ultimi cinque anni. I segnali positivi ci sono: perché il 52% delle imprese ha intenzione di fare investimenti superiori a questa soglia nel prossimo futuro, ma bisogna coinvolgere anche quel 31% di aziende, specie medio-piccole, che non ha espresso lo stesso livello di interesse. «Oggi abbiamo a disposizione soluzioni che possono esaltare ancora di più l’eccellenza che il nostro agroalimentare esprime ed esporta in tutto il mondo, proteggerla e valorizzarla, ed allo stesso tempo capire di cosa ha bisogno - afferma Michele Fettuccia, responsabile dei progetti rivolti al settore agroalimentare nel piano di investimenti Digitaliani di Cisco Italia - ad esempio, come emerge dalla ricerca, ha bisogno di formazione, di un approccio più sistematico, di maggiore supporto nello sfruttare l’impatto dell’innovazione: e noi dobbiamo tenerne conto».
Mancano persone competenti
La fotografia è stata scattata dalla ricerca «Gli Impatti della Digital Transformation sul settore Agrifood» realizzata dal Digital Transformation Institute con la collaborazione di Cisco Italia. In linea di massima ciò che manca è una visione d’insieme che - grazie alle tecnologie - permetterebbe di mettere in campo un approccio condiviso, capace di aiutare i processi di crescita, favorire l’aggregazione e una progettualità più forte in un settore frammentato e variegato. Questa difficoltà è accentuata da un altro grande problema: la scarsa presenza nel settore di figure qualificate, con le competenze necessarie per guidare una trasformazione digitale. Senza una guida, è ancora più difficile sviluppare la percezione del bisogno di innovazione e, nel caso, affrontare il tema della digitalizzazione in modo sistematico.
Poche aziende investono nelle tecnologie
Gli investimenti verso le tecnologie nel settore alimentare restano ridotti all’osso: il 77,3% delle aziende vitivinicole italiane non ha investito o ha investitofino a 5.000 euro in tecnologie ICT negli ultimi cinque anni. Del restante 22,7% - che ha investito più di 5.000 euro - la metà (il 49%) è rappresentato dalle aziende più grandi. La gran parte degli investimenti in digitale effettuati finora evidenzia l’obiettivo di ampliare la base clienti dell’azienda, intervenendo sulla parte finale della filiera: nel 41% dei casi sulla distribuzione, nella vendita diretta al pubblico per il 43%. Di conseguenza, le tecnologie di maggiore interesse sono legate soprattutto al management e alla gestione aziendale (74%), alla tracciabilità (57%), al ricevere e trasmettere informazioni in forma elettronica (53%). Sono rilevanti anche aspetti obbligati dalle richieste burocratiche e normative, dal momento che il 41% ha investito per tecnologie legate ai sistemi di autorizzazione e controllo da parte della PA.
Gli investimenti futuri che non si sanno valutare
L’investimento effettuato in digitalizzazione non sembra essere sempre efficace in termini di crescita. Il 47% afferma che gli investimenti fatti non hanno inciso positivamente sui ricavi, il 15% non sa valutarlo; il 21% dichiara di avere visto un moderato effetto positivo, il 7% soltanto un reale incremento del fatturato. Questi scarsi risultati si possono legare alla preponderante scelta di intervenire sulla distribuzione, sul web, l’e -commerce – senza una attenta considerazione dei processi retrostanti: infatti solo il 19,3% delle aziende ha un sistema logistico organizzato in modo innovativo, mentre il 38% ha una logistica non informatizzata e il 40% dichiara di non avere alcuna pianificazione logistica.