19 aprile 2024
Aggiornato 16:30
apre a milano nel 2018

Schultz, il creatore di Starbucks a cui 217 investitori avevano detto «no»

Starbucks aprirà a Milano, nel palazzo delle Poste di piazza Cordusio, alla fine del 2018. Una storia interessante che dimostra come, con la perseveranza, è la chiave per la realizzazione di un progetto

Howard Schultz
Howard Schultz Foto: ANSA

MILANO - Howard Schultz, CEO di Starbucks, aveva in mente di aprire una sede a Milano già da molto tempo. Dal lontano 1983, quando approdato per la prima volta nel capoluogo lombardo, si era innamorato di bar e caffè, di quell’espresso tutto italiano e della cultura che, noi del Belpaese, abbiamo nei confronti dei chicchi di caffè. Tradizioni che custodiamo da tempo, che proteggiamo come la storia che ci raccontano le nonne quando eravamo piccoli. E ora, quel sogno, si sta avverando. Già, perché Starbucks, farà ingresso in Italia, nel palazzo delle Poste di piazza Cordusio a Milano, alla fine del 2018.

Starbucks apre a Milano
«Nel 1983 quando sono venuto per la prima volta a Milano, all’epoca avevamo solo tre negozi e camminavo per le strade di Milano e mi sono innamorato dei bar e del caffè italiano. Starbucks allora vendeva caffè per uso domestico, in America non esistevano espresso e caffellatte. Io qui ho visto il senso di comunità e umanità in ogni bar e il rapporto che ha la gente col caffè». Oggi Starbucks ha 25mila caffetterie in 75 Paesi, un fatturato di 21,3 miliardi di dollari e dà lavoro a 238mila dipendenti. Un colosso che non è fatto solo di business, come ricorda lo stesso Schultz, «ma anche umanità, è la storia di una azienda con valori seri e principi guida», che ha peraltro assunto più di 10mila rifugiati nei propri store. Anche a Milano, accadrà qualcosa di simile. Delle 350 persone che verranno impiegate darà lavoro anche a migranti e persone in difficoltà. Grazie per il tuo business ma anche per la sensibilità sociale. A Milano darà lavoro non solo ai migranti, ma troverà impiego anche chi dei nostri è in difficoltà.

Un’infanzia difficile
Una storia, quella di Howard Schultz, che fa capire come la volontà, l’impegno e la perseveranza risultino indispensabili e determinanti per la riuscita di un progetto. Un’infanzia difficile, dove Schultz capisce che se si rimbocca le maniche può farcela a fare qualsiasi cosa. Cresciuto nelle case popolari di Brooklyn, conobbe sin da subito la crisi economica: un infortunio, infatti, immobilizzò il padre, autista di camion senza assicurazione sanitaria, privando la famiglia del reddito. Entrato alla Northern Michigan University grazie a una borsa di studio conquistata per meriti sportivi, Schultz decide in un secondo momento di non giocare a football per mantenersi all'università, ma di sottoscrivere un prestito d'onore e, per vivere, fa diversi lavori fra cui quello di barista. Ed è proprio facendo caffè che Schultz capisce che la sua strada è strettamente legata al quel business.

Ben 217 investitori gli avevano detto no
Dopo esser diventato vice presidente e general manager per Hammarplast, una società di prodotti di un'azienda svedese entra in in contatto con Starbucks: la piccola torrefazione di Seattle, infatti, ha catturato la sua attenzione con un ordine di grosse dimensioni per caffettiere all'americana. Dopo un viaggio di lavoro a Milano, dove Schultz ha potuto notare il rapporto personale fra i baristi della città e i propri clienti, viene folgorato dall'idea di replicare qualcosa di simile. Così Schultz prova a convincere i fondatori di Starbucks a trasformare la torrefazione in un caffetteria di ispirazione italiana, ma i proprietari declinano. Il primo no lo mette di fronte a una scelta: continuare o cambiare direzione? Schultz è convinto della sua idea e la persegue in proprio con l’insegna «Il Giornale». Ha bisogno di 1,6 milioni per far decollare il progetto, ma non li trova. «Ho parlato con 242 persone e 217 mi hanno detto di no. È veramente sconfortante sentirsi dire così tante volte che la propria idea è qualcosa in cui non vale la pena di investire», ha detto più volte l’imprenditore americano. La perseveranza gli dà ragione, tuttavia: dopo due anni di attività, nell’agosto del 1987, acquisisce le caffetterie Starbucks per 3,8 milioni di dollari e Schultz ne diventa amministratore. Cinque anni più tardi, con una catena di 165 caffetterie, Starbucks sbarca a Wall Street e chiude l'anno con un giro d'affari da 93 milioni di dollari.

Una storia che parte da Milano
Una storia americana che, dopotutto, affonda le sue radici proprio qui in Italia, a Milano. La sfida è di quelle importanti, perché sappiamo ben come il popolo italiano sia strettamente legato alle sue tradizioni e poco incline a lasciare spazio a modelli globalizzati. «Vogliamo aprire un negozio che catturi l’immaginazione, ma prima di tutto proveremo il più possibile a guadagnare il rispetto e la fiducia del cliente italiano, dovevamo venire a Milano», ha detto Schultz.