19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
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Perchè in una startup il team è una di quelle cose che contano

Quando hai un'idea sai che ciò che conta è l'execution e un team compatto che porti avanti il progetto nel modo giusto. Ma una cosa è certa basta una persona a non crederci per far fallire tutto

Perchè in una startup il team è una di quelle cose che contano
Perchè in una startup il team è una di quelle cose che contano Foto: Shutterstock

TORINO - Quando ho iniziato uno dei miei tanti progetti da zero, lo sapevo già che il team era una di quelle cose importanti. «La prima causa di fallimento di una startup», mi aveva suggerito qualcuno durante un’intervista. E di interviste ne avevo già fatte un po’ e qualche piccolo progetto l’avevo visto inabissarsi più di una volta. Poi leggi un po’ di qua e un po’ di là, ti informi. Execution, execution, execution. Insomma. L’idea da sola non conta un c…o, serve le gente che te la porti avanti nel modo giusto.

Fin qui tutto chiaro. Quando ti viene un’idea già lo sai che potrà subire una moltitudine di variazioni. Lo sai e sei disposto ad accettarlo. Come sai che non ce la farai mai da solo. E non basta la corsa mattutina con l’aria fredda che si sbatte sulle gote e la musica nelle orecchie. Puoi essere carico quanto vuoi. Devi cercarti dei soci. Già lì non è semplice, ma quando navighi nel mondo delle startup qualcuno talmente pazzo da condividere il tuo progetto lo trovi. E all’inizio è una pacchia. Giornate intere a progettare, studiare i competitor, a farti venire la tachicardia quando scorgi tra i meandri di internet qualche cosa che assomiglia alla tua idea. La verità è che non hai tempo perché tanto là fuori, se non ti dai una mossa, c’è qualcuno che corre più veloce di te. E’ solo questione di tempo. E lo sai.

Allora provi a correre più veloce. Hai un piano, il team lo condivide. Diciamo che inizialmente si fida. Del resto, c’è sempre bisogno di un leader. Un team, senza un leader che viaggia allo sbaraglio, non ha molti mesi di vita. E’ uno scheletro che cammina. C’è uno schema, soprattutto c’è un calendario, una programmazione precisa. Sappiamo esattamente gli obiettivi che dovremo toccare da qui ai prossimi mesi. Ogni componente del team è fondamentale. E tu lo sai che lo devi tenere insieme. Ma dopotutto, ti sembra semplice. Dopo pomeriggi interi a programmare arriva la cena, poi la birra in piazza. Lo chiamano team building. Un modo per far combaciare bene i pezzi del puzzle. Andate pure d’accordo e chissà, magari la prossima estate possiamo organizzare le vacanze insieme no?

Finalmente arriva il grande giorno. Quello in cui butti il naso fuori dalla porta e cominci a farti largo tra il grande pubblico, che poi sono i tuoi clienti. Non importa se devi vendere cassette di melograni, app o video. Sono quelli che stanno là fuori a dettare le regole. Il prodotto deve piacere a loro, prima che a te. Tu comunque ci provi. Solo buttandoti puoi sapere cosa vogliono e poi agire di conseguenza. Il lancio è uno spettacolo. Pensi che il primo passo è fatto, «ora devo solo capire bene cosa vogliono i miei clienti» e adattare il prodotto. Il secondo lancio va un po’ peggio del primo. Ci sta, in fondo, vuol dire che devi cambiare qualcosa. Ma, del resto, sono solo prove, il prodotto vero deve ancora arrivare.

Poi arriva lui. La mela marcia. Come il resto del team, il suo contributo è fondamentale. Comincia a sollevarti che, a parer suo, il prodotto non è perfetto, che quello fatto fino a quel momento, detto in parole povere fa schifo. Ma non aveva condiviso il piano iniziale? E poi dobbiamo ancora uscire con la «ciccia» vero, no? Bah… provi a considerare quello che ti dice, forse ha ragione. E allora studi, ne parli con il team. Intanto la mela marcia si blocca. Dà qualche consiglio, ma in linea di massima smette di fare ciò per cui era stata scelta. Arrivano i ritardi, le scadenze non rispettate, le polemiche. In qualche modo, a ragione o torto non condivide più il progetto iniziale. Il che ci sta, perché chiunque abbia fatto startup sa che l’idea non conta nulla. Ma conta l’execution. Però avete presente quando qualcosa non vi convince e avete come l’impressione che quella persona non abbia nemmeno voglia di provarci e di sporcarsi le mani? E quindi arrivano le interminabili discussioni che non portano mai a nulla, solo a punti interrogativi. E’ un classico. Il team sta cominciando a smarrirsi e pensa che solo l’arrivo di un altro componente potrà salvarlo. Sarà davvero così?

Non so darvi una risposta, perché a tutti quei punti interrogativi nessuno del team è riuscito a rispondere. Limbo è la parola giusta. E forse già una risposta di per sè. E quando la mela marcia dice: «Prendiamo del tempo per riflettere e tutti fanno sì con la testa non è un buon segno». Però tutto serve. Soprattutto i fallimenti. E anche questo me l’avevano detto. Ora una cosa la cosa so, anzi due. La ricerca della perfezione continua senza nessuna voglia di rischiare porta al fallimento. E basta una mela marcia per fallire.