26 aprile 2024
Aggiornato 00:00
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Startup ed exit, i bilanci di un 2016 di crescita

Cresce il panorama delle startup, degli investimenti e delle exit. Secondo 9 CEO su 10 quello presente è il momento migliore per avviare un’attività imprenditoriale

ROMA - Più opportunità d’investimento, più exit, più fondi dedicati alla tecnologia, più hub. E’ questo il quadro che emerge da due report pubblicati pochi giorni fa, che offrono una panoramica rispettivamente sul mercato USA e su quello UK delle startup nell’ultimo anno: State of Startups 2016 del venture capital americano First Round e The State of European Tech 2016 dell’inglese Atomico Ventures. Da una parte le tendenze di rilievo del 2016 secondo più di 700 fondatori e CEO di startup, dall’altro lo stato del tech europeo e i cambiamenti avvenuti nell’arco di questi 12 mesi. Il punto, secondo P101.

Più investimenti e possibilità di diventare un unicorno
Sia negli USA che nell’Europa il 2016 sembra essere stato un anno all’insegna della crescita e della positività: secondo 9 imprenditori su 10 quello presente è il momento migliore per avviare un’attività imprenditoriale, il 43% degli intervistati vede un’opportunità di IPO per la propria attività e ben il 73% pensa che nel prossimo futuro della startup ci sarà un’acquisizione. Addirittura, 1 imprenditore su 5 sostiene di essere sicuro che la propria startup diventerà un giorno un unicorno. Il panorama è positivo specialmente se si considerano gli investimenti in nuove società: il 35% dei CEO e fondatori sostiene di essere riuscito a chiudere un round nell’ultimo anno, e molti di essi sono a capo di start-up giovani, che hanno concluso finanziamenti seed (31%) o di serie A (26%). Dato forse ancora più significativo, il 36% delle start-up ha ottenuto investimenti più corposi di quanto previsto: indice che gli investitori sono sempre più propensi a scommettere sulle imprese che ritengono vincenti.

Aumentano i round anche in Europa
E in Europa? Anche nel vecchio continente, gli imprenditori sono sicuri che il 2017 sarà un anno positivo per l’ecosistema delle startup (l’88% degli intervistati), e ben il 71% di loro ha una fiducia crescente nel VC europeo come fonte di capitali – del resto, ottenere un finanziamento è più semplice che in passato (in particolare per quanto riguarda l’early stage), come dimostra il numero di round conclusi tra startup e venture europei, che nell’ultimo anno supera i 2.400, contro i 2,077 del 2015.  

Più hub tecnologici ed eventi
Gli hub tecnologici sono in espansione in tutta Europa, non solo in città come Londra o Berlino, ma anche Parigi, Stoccolma, Lisbona, Barcellona, Copenhagen. Cresce anche il numero di eventi che muovono la comunità tech internazionale verso l’Europa: più di 1,3 milioni di persone hanno partecipato ad uno dei 54.000 incontri organizzati nel corso del 2016. In particolare, le comunità tech stanno prosperando al di fuori di top hub di Berlino e Londra: ci sono, oggi in Europa, 153 hub con più di 50 meeting all’anno, contro i 19 del 2011 – tra cui spiccano Lisbona, Tolosa, Praga e Bucharest. Il settore in cui si investe di più, in Europa (ma non solo), è il deep tech: 2,3 miliardi di dollari sono stati investiti nei campi di intelligenza artificiale, internet of things, realtà virtuale e frontier hardware negli ultimi due anni.

Più collaborazioni tra USA ed Europa
Europa e USA non sono compartimenti stagni, anzi, aumentano gli scambi, le collaborazioni e le acquisizioni tra i due mercati: dal 2011 ad oggi, sono state ben 53 le acquisizioni di società tech europee da parte di giganti USA come Apple, Amazon, Alphabet, Microsoft, Facebook.  Ma l’Europa «batte» gli Stati Uniti quando si parla di IPO: 29 sono state le exit europee di start-up tech contro le 16 USA, un trend già iniziato nel 2015 e rafforzatosi quest’anno – anche se non bisogna dimenticare le società pubbliche europee sono ancora ben lontane in quanto a valore di mercato dai giganti del tech statunitensi. È il segno che qualcosa si sta muovendo. È il segno che gli imprenditori, non solo oltre oceano ma anche a «casa nostra», sono consapevoli delle potenzialità del sistema start-up, un sistema che anche in Europa come nella Silicon Valley è in grado di sostenere sempre di più e sempre meglio le giovani aziende innovative. Un sistema che comprende anche l’Italia, se non proprio in prima linea, di certo non più fanalino di coda: le premesse per il 2017 sono ottime.