Perché il mercato delle app è vicino al collasso
Circa 1/4 delle applicazioni scaricate viene aperta una sola volta. Non solo non usiamo le app sul telefono, ma ne scarichiamo davvero poco a fronte di un estremi affollamento degli store virtuali

ROMA - Solo nel 2015 sono state installate 156 miliardi di applicazioni per un fatturato diretto pari a 34,2 miliardi. Stando a questi numeri non si potrebbe cerro dire che il mercato delle applicazioni stia subendo un tracollo, considerando ormai che ogni servizio o prodotto che viene introdotto dalla cosiddetta «disruptive innovation» porta con sè anche un certo corollario di applicazioni dedicate. Il fatto è che, per quante app abbiamo installate sul nostro smartphone, di fatto, ne utilizziamo davvero poche. Circa 1/4 delle app scaricate viene aperta una sola volta. Questo vuol dire molto per il mercato delle app che rischia di subire velocemente un tracollo inaspettato.
Non usiamo le app che scarichiamo
La tendenza è confermata dai numeri e dalla recente ricerca effettuata negli Stati Uniti da PewResearch. Un proprietario di cellulare su quattro lascia il telefono esattamente come l’ha trovato al momento dell’acquisto, quindi senza giochi, servizi di streaming o piattaforme di messaggistica alternativa installate. Secondo la ricerca il 30% degli utenti ha scaricato massimo 10 applicazioni, il 32% è rimasto sotto i 20 e via diminuendo all’aumentare dei download effettuati. Solo il 7% è rappresentato da quegli scaricatori compulsivi che sono in grado di installare sul proprio smartphone più di 50 applicazioni. In ogni caso si tratta di casi rari, di veri e propri esemplari digitali.
Il mercato delle app è al collasso?
Installare poche applicazioni sul nostro smartphone non significa, comunque, utilizzarle tutte, anzi. Sempre secondo la ricerca avviata da PewResearch sono soltanto cinque le applicazioni che vengono avviate a settimana, mentre solo il 16% ne utilizza più di 10. E allora una domanda sorge spontanea: il mercato delle app è destinato a ridimensionarsi? Molti esperti del settore parlano, infatti, di «fallimento imminente», come lo stesso Raj Aggarwal, CEO di Localytics. Non sono il numero delle app il problema, ma i loro download: circa 1/4 delle app scaricate viene aperta una sola volta. In termini di monetizzazione c’è da mettersi le mani nei capelli dato che, secondo uno studio di Activate, il 60% delle revenue negli store vengono incassati da una ventina di publisher, i quali complessivamente rappresentano appena lo 0,005% del totale delle app disponibili.
L’uso della data driven innovation
Ma questo cosa significa? Il sovraffollamento degli store, un’elevata competizione per l’istallazione e una userbase globale che ogni giorno usa un numero davvero molto esiguo di applicazioni, sta rischiando di portare il mercato delle app al collasso. E questo perché, a fronte delle app prodotte, non esiste un vero e proprio utilizzo concreto. Sulla base di queste tendenze, infatti, molte aziende stanno cominciando a ritenere ingiustificata una presenza mobile nativa a favore di un semplice presenza web based. Una soluzione per correre ai ripari però potrebbe esserci ed è basata sulla possibilità di creare prodotti che rispondano alle logiche della data driver innovation. In quest’ottica l’app non è più il prodotto finale di un servizio, ma l’inizio di una relazione con gli utenti, un modo intuitivo per capire le loro esigenze, analizzarle e muoversi conseguentemente. I Big Data costituiscono a oggi il valore più estremo che un’azienda possa avere. Per non morire l’applicazione dovrebbe quindi diventare il ponte tra il produttore e l’utilizzatore, in grado di costruire nuovi percorsi di personalizzazione dell’esperienza.