20 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Astronomia

Scoperto il pianeta che non dovrebbe esistere

Si chiama HD 106906 b il pianeta extrasolare che non dovrebbe esistere e che pure è stato individuato da Vanessa Bailey, giovane laureata dell'Università dell'Arizona, e dal team da lei guidato

NEW YORK - Sfida tutte le teorie sulla formazione dei pianeti. È la forza di una scoperta che si catapulta nell'universo astronomico infrangendone ogni certezza, poiché narra di un mondo improbabile. Si chiama HD 106906 b il pianeta extrasolare che non dovrebbe esistere e che pure è stato individuato da Vanessa Bailey, giovane laureata dell'Università dell'Arizona, e dal team da lei guidato. Determinanti, nella scoperta, sono state le immagini super accurate a infrarossi raccolte dal telescopio Magellan, installato in Cile. È dotato del sistema di ottica adattiva MAgAO, sviluppato in uno sforzo congiunto da INAF e Osservatorio Astronomico di Arcetri, vicino a Firenze, in collaborazione con l'Università dell'Arizona e i partner industriali italiani Microgate e ADS International.

Undici volte la massa di Giove, una temperatura di 1.500 gradi centigradi, il bizzarro pianeta orbita attorno alla sua stella madre a una distanza sbalorditiva, 650 volte superiore a quella tra la Terra e il Sole. Il corpo celeste ha appena 13 milioni di anni di vita - la Terra è vecchia quattro miliardi e mezzo - e brilla ancora grazie al calore residuo della sua formazione.

Si ritiene che i pianeti vicini alle loro stelle come il nostro si siano formati accrescendo materia da piccole strutture rocciose, presenti nel disco protoplanetario di gas e polveri che circondava la stella in formazione: tuttavia questo processo si compie in un lasso di tempo troppo lungo per poter dare vita a pianeti talmente grandi e lontani come HD 106906 b.

Una spiegazione alternativa al fenomeno è quella secondo cui il pianeta potrebbe essersi formato con lo stesso processo di un mini sistema stellare binario: «È possibile che la stella e il pianeta si siano formati dal collasso di due ammassi distinti di gas, ma per qualche ragione il progenitore del pianeta è stato privato di una parte di quel materiale e non ha più raggiunto la massa sufficiente per divenire una stella a sua volta», ha spiegato Bailey.

La scoperta ha destato interesse in quanto i ricercatori possono ancora rilevare i detriti di materiale, lasciati dal corpo celeste e dalla formazione stellare. «Sistemi del genere - ha aggiunto la studiosa - hanno il potenziale di aiutarci a sciogliere i nodi riguardanti i modelli di formazione». La squadra è stata anche in grado di confermare che il pianeta si sta muovendo assieme alla sua stella: informazioni dettagliate che raramente si hanno su pianeti extrasolari.