Un nuovo fossile fa luce sull'origine dell'uomo
Il primate risalirebbe a 28-29 milioni di anni fa. Grazie alla scoperta possibile individuare il periodo in cui è avvenuta la separazione tra gli ominidi e le scimmie
PARIGI - La scoperta in Arabia Saudita di resti fossili di un primate, fino ad ora sconosciuto, potrebbe aiutare a fare luce sul periodo in cui è avvenuta la separazione tra gli ominidi, antenati dell'uomo, e le scimmie. Lo rivela uno studio dell'università del Michigan, negli Stati Uniti coordinato da Iyad Zalmout e pubblicato oggi sulla rivista scientifica Nature.
Questo nuovo primate, identificato grazie a resti fossili del cranio, del palato e di denti, potrebbe essere vissuto 29-28 milioni di anni fa. Del peso di 15-20 chili, avrebbe caratteristiche che lo fanno rientrare tra i «Catarrini», antenati comuni delle scimmie del «Vecchio mondo» (tra cui gli umani) che hanno narici ravvicinate, aperte verso il basso e separate dal setto nasale. Al contrario, le scimmie del «Nuovo mondo», trovate nel Sudamerica, hanno narici aperte lateralmente e divise.
Secondo l'analisi dell'evoluzione del genoma, gli esperti reputano che la separazione degli ominidi (uomo, bonobo, scimpanzé, gorilla e orango) sia avvenuta tra 35 e 30 milioni di anni fa.
Dopo la scoperta di questo nuovo primate «Catarrino», chiamato Saadanius hijazensis, i ricercatori del Michigan sono convinti che la divisione tra le due specie sia avvenuta tra 29 e 24 milioni di anni fa.