19 aprile 2024
Aggiornato 12:30
VATICANO

Mons. Pagano: «Cautela su genetica, caso Galilei docet»

«Non usare stessi preconcetti con cui si è condannato scienzato»

Città del Vaticano - Le condanne degli ultimi anni da parte della Santa Sede nei confronti della ricerca scientifica sulle cellule staminali, sull'eugenetica, potrebbero essere state emesse «con gli stessi preconcetti con cui si condannava ai tempi di Galileo la teoria copernicana»: lo sottolinea monsignor Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, rispondendo a una domanda su cosa la Chiesa può imparare dalla «dolorosa» vicenda della condanna a Galileo.

Monsignor Pagano ha presentato questa mattina in Vaticano la nuova edizione del volume 'I documenti vaticani del processo di Galileo Galilei (1611-1741)', curato dallo stesso vescovo. Per il vescovo, bisogna sempre accostarsi alle conquiste della scienza con «prudenza e umiltà».

Lo scienziato fiorentino, per il vescovo studioso, «non conosceva la Curia romana, come non la conoscono gli scienziati oggi». I veri problemi, ha spiegato, nacquero con la pubblicazione del 'Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo', con cui Galileo mise per iscritto le proprie convinzioni copernicane. Da qui la prudenza necessaria anche nei confronti dei frutti scritti della scienza contemporanea, per evitare «cortocircuiti».

«Galileo - ha detto Pagano - fece una cosa molto cattolica, se l'unica obiezione che gli veniva presentata era un passo di Giosuè, per di più mal interpretato. La Curia, da parte sua, aveva ragione a non voler che un laico insegnasse loro a leggere la Bibbia».