Venezuela, Maduro sconfitto al voto paventa il rischio di «conflitto»
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha parlato del rischio di un "grande conflitto" se la rivoluzione bolivariana avviata dal suo predecessore Hugo Chavez non andrà a buon fine, tre giorni dopo la sua peggiore sconfitta elettorale alle legislative di domenica
CARACAS - Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha parlato del rischio di un «grande conflitto» se la rivoluzione bolivariana avviata dal suo predecessore Hugo Chavez non andrà a buon fine, tre giorni dopo la sua peggiore sconfitta elettorale alle legislative di domenica. «O usciamo da questo pantano per mezzo delle rivoluzione o il Venezuela entrerà in un grande conflitto che toccherà tutta la regione dell'America latina e dei Caraibi» ha detto Maduro davanti a centinaia di sostenitori riuniti davanti ala palazzo presidenziale di Miraflores.
La sconfitta del chavismo
Il capo dello Stato socialista ha detto che il chavismo, sconfitto domenica alle elezioni legislative, ha fallito a causa della «guerra economica» condotta dalle opposizione e dagli ambienti affaristici per provocare le gravi penurie di cui soffre il Paese, ma anche a causa dei «propri errori» e della «burocrazia e della corruzione che hanno circondato le politiche rivoluzionarie».
La vittoria dell'opposizione
L'opposizione, riunita in una vasta coalizione di centrodestra, il Tavolo dell'unità democratica (MUD), ha ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento per la prima volta in 16 anni, approfittando dello scontento popolare suscitato dalla crisi economica. Per Maduro, è solo una vittoria di circostanza per la «controrivoluzione fascista che non rispetta le regole del gioco». «Faccio appello a un dibattito rivoluzionario critico, autocritico. Sono disposto a condurre una rivoluzione radicale» ha detto il presidente.
Dimissioni
Il presidente Maduro ha chiesto ai suoi ministri di dimettersi per poter procedere a una «ristrutturazione» del governo dopo la netta vittoria dell'opposizione alle elezioni parlamentari di domenica scorsa. Stando ai risultati definitivi, l'opposizione riunita nella coalizione Tavola per l'Unità Democratica (Mud) ha conquistato la maggioranza qualificata dei due terzi dell'assemblea: su 167 deputati, 109 sono rappresentanti del Mud, tre sono deputati di partiti regionali legati al Mud e 55 sono del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv), che per 16 anni ha controllato il Parlamento. La maggioranza dei due terzi permette al Mud di indire un referendum o di istituire un'assemblea costituente. «Ho chiesto al Consiglio dei ministri di presentare le proprie dimissioni per avviare un processo di ristrutturazione, di rinnovamento e profondo rilancio di tutto il governo nazionale», ha detto Maduro durante il suo programma televisivo settimanale. Il presidente, il cui mandato termina nel 2019, ha convocato per domani il suo partito per una giornata di consultazioni, con l'auspicio di «critiche e autocritiche costruttive».
Decreto
Dopo la sconfitta alle urne, Maduro ha promulgato oggi un decreto per evitare che i resti dell'ex presidente Hugo Chavez siano «profanati». Alle elezioni di domenica scorsa, l'opposizione ha conquistato la maggioranza qualificata dei due terzi dell'Assemblea parlamentare. «Bisogna pensare a cosa potrebbe accadere se un giorno alla nuova Assemblea nazionale venisse l'idea di rimuovere il comandante Chavez da questo storico edificio e cercasse di profanare i suoi resti sacri», ha detto Maduro durante il suo programma televisivo settimanale. Forte dei poteri speciali ottenuti dall'Assemblea nazionale che gli consentono di governare per decreto fino al 31 dicembre, Maduro ha quindi ordinato il trasferimento alla Fondazione Hugo Chavez dei resti del presidente, morto il 5 Marzo 2013, che oggi sono conservati nell'ex caserma Cuartel Montana, a ovest della capitale Caracas.
(Con fonte Askanews)