Pakistan: donna chiede il divorzio, uccisa da sicari con la figlia
Sospetti sul marito: a Islamabad possibile nuovo delitto d'onore. La denuncia di Fides: «Sbaglia pronuncia, 13enne cristiana accusata di blasfemia»
ISLAMABAD - Ha avuto l'ardire di chiedere il divorzio, è stata uccisa pochi minuti dopo assieme alla figlia. A Islamabad, Najma Bibi, 40 anni, era appena uscita dal tribunale, dove aveva presentata un'istanza di divorzio: era con la figlia Sidra (18) e un accompagnatore, quando è stata avvicinata da alcuni sicari. Non ha avuto il tempo di salire in macchina, è stata uccisa sul posto in pieno giorno.
Il sospettato numero uno, considerato il movente, è il marito. «E' una tragedia familiare. La donna voleva divorziare dal marito e noi sospettiamo che egli abbia fatto in modo che fosse uccisa», ha detto un agente Jamshed Khan.
Se il Pakistan può contare su un terribile bilancio in materia di violenze contro le donne, gli omicidi come quelli di oggi a Islamabad, in pieno giorno, sono invece piuttosto rari. Secondo la fondazione Aurat, più di 1.500 pachistane sono state uccise lo scorso anno e oltre 500 sono morte per «crimini d'onore».
Fides: «Sbaglia pronuncia, 13enne cristiana accusata di blasfemia» - Un errore di pronuncia in un esame scolastico e per una ragazza cristiana 13enne è scattata l'accusa di blasfemia. Lo riferisce Fides, agenzia stampa della Congregazione vaticana per l'Evangelizzazione dei popoli.
La storia, accaduta nel villaggio di Havelian, nei pressi di Abbottabad, rasenta l'assurdo: Faryal Bhatti, 13 anni, studentessa dell'ottava classe nella scuola superiore, durante un esame scolastico con la professoressa musulmana Fareeda Bibi ha pronunciato erroneamente la parola naat (poesia di elogio), rivolta al profeta Moametto, mutandola in laanat (che significa «maledizione«). E una banale sgrammaticatura in urdu è diventata pretesto per colpire lei e la sua famiglia. «Si tratta di un errore comune per i ragazzi, perché nella forma scritta i termini sono molto simili» spiega a Fides la Masihi Foundation. La docente, invece, ha convocato le autorità scolastiche. Il preside della scuola, Asif Siddiqui, ha espulso la ragazza e chiamato i leader religiosi islamici locali, che hanno depositato alla polizia una denuncia ufficiale per blasfemia ai danni della ragazza e della sua famiglia. Sono seguite proteste pubbliche contro i cristiani. La ragazza è traumatizzata e, per paura di ritorsioni, la famiglia è stata costretta a lasciare la sua casa e a trasferirsi.