26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
L'affluenza è stata del 75%

Cipro, elezioni Repubblica Turca: chiuse le urne

Risultati in serata. Favorito Eroglu sul presidente uscente Talat

NICOSIA - Si sono chiuse alle 17 le urne per le elezioni presidenziali nella Repubblica Turca di Cipro Settentrionale, il cui esito potrebbe influenzare le trattative in corso per la riunificazione dell'isola: non essendo previsti exit poll, i risultati saranno resi noti in serata; l'affluenza è stata del 75%. I due candidati principali sono il leader uscente, Mehmet Ali Talat, favorevole alla riunificazione con la parte greco-cipriota, e Dervis Eroglu, che invece vorrebbe mantenere l'indipendenza del mini-Stato e che veniva dato in vantaggio dai sondaggi.

Nonostante i colloqui proseguano ormai da un anno e mezzo la fine dei negoziati non appare vicina, ed esistono ancora «notevoli divergenze» tra la Repubblica di Cipro - di etnia greca e Paese membro dell'Ue - e la Repubblica Turca di Cipro Settentrionale, riconosciuta solo dalla Turchia.

Il presidente della Repubblica di Cipro, Dimitris Christofias, e il leader turco-cipriota Mehmet Ali Talat hanno ripreso i negoziati diretti per la riunificazione nel settembre del 2008, senza tuttavia raggiungere ancora una svolta nelle trattative: Christofias ha più volte accusato Ankara di premere per una soluzione basata su due Stati, il che permetterebbe alla Turchia di mantenere la propria influenza sull'isola.

L'isola di Cipro è divisa dal 1974, anno nel quale un fallito tentativo di annessione alla Grecia dei colonnelli provocò l'invasione turca. Ankara mantiene nella Repubblica Turca di Cipro Settentrionale - riconosciuta solo dalla Turchia - una forte presenza militare e vi ha stabilito numerosi coloni che hanno occupato le proprietà appartenenti ai ciprioti di etnia greca.

Il piano di unificazione di Cipro preparato dalle Nazioni Unite, approvato nel 2004 in un referendum dalla comunità turco-cipriota ma bocciato dagli elettori della Repubblica di Cipro, prevedeva un singolo Stato formato da due «Stati costituenti», legati da una struttura di governo centrale piuttosto debole; per entrare in vigore avrebbe però dovuto essere approvato da entrambe le parti.