28 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Elezioni presidenziali in Romania

Oggi il duello finale Basescu-Geoana

Secondo i sondaggi è favorito il socialdemocratico Geoana forte dell'alleanza stretta dopo il primo turno con i liberali

BUCAREST - La Romania torna alle urne oggi per il duello decisivo per la presidenza. Il capo di stato uscente Traian Basescu affronta il socialista Mircea Geoana che riparte rafforzato, rispetto al primo turno, da un patto elettorale con i liberali e dal nulla osta di altri due partiti.

FAVORITO GEOANA - Geoana, che ha ottenuto il 22 novembre il 31,17% dei voti a fronte del 32,42% di Basescu, ha potenzialmente «ereditato» dal liberale Crin Antonescu il 20% dei voti. Anche il partito della minoranza magiare (UDMR) e quello di estrema destra della Grande Romania (PRM) appoggiano lo sfidante socialista. Sommate le indicazioni di voti di queste tre formazioni, secondo un sondaggio INSOMAR circolato negli ultimi giorni Geoana vincerà domenica con il 54% dei voti.

«PRESIDENTE LOTTATORE» - Basescu però non si dà per vinto e sventola rilevamenti realizzati su sua richiesta, secondo i quali avrebbe la presidenza in tasca con il 53% delle preferenze. Isolato alla vigilia del ballottaggio sulla scena politica, il «presidente lottatore» spera di rovesciare le aspettative generali e di sparigliare poi le carte in caso di vittoria, riportando anche i liberali dalla sua parte per formare un «polo di destra».

PAESE IN CRISI - Indipendentemente da chi governerà, il prossimo esecutivo sarà chiamato all'adozione d'urgenza del bilancio per il 2010, che prevede una riduzione del deficit tramite uno snellimento del settore pubblico. In attesa del varo di queste misure, il Fondo Monetario Internazionale, l'Unione europea e la Banca mondiale hanno rinviato il versamento di nuove tranche del prestito anticrisi da 20 miliardi di euro, necessario per rianimare le finanze del Paese duramente colpito dalla crisi.

Dopo nove anni di crescita, la Romania è sprofondata in una pesante recessione, che dovrebbe far registrare a fine anno una contrazione del Pil dell'8%.