2 ottobre 2025
Aggiornato 19:30
Medio Oriente. Attentato in Iran

I Pasdaran accusano gli 007 di USA, Pakistan e Gb

Colloquio telefonico tra Ahmadinejad e Zardari: «La presenza di elementi terroristici in Pakistan non è giustificabile»

TEHERAN - Stati Uniti, Gran Bretagna e Pakistan intrattengono legami con i militanti sunniti responsabili dell'attacco kamikaze di ieri nella provincia iraniana del Sistan-Baluchistan, costato la vita a cinque alti comandanti dei Guardiani della Rivoluzione e altre trentasette persone. Lo ha ribadito oggi il capo dei pasdaran.

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha affermato da parte sua che gli autori dell'attentato si nascondono in Pakistan e in un colloquio telefonico con il suo omologo Asi Ali Zardari ha chiesto di arrestarli. «La presenza di elementi terroristici in Pakistan non è giustificabile e il governo pachistano deve aiutare ad arrestare e punire questi criminali non appena possibile», ha tuonato Ahmadinejad, secondo la tv di stato, «Abbiamo appreso che alcuni ufficiali in Pakistan collaborano con i principali elementi dietro questi attacchi terroristici e riteniamo sia nostro diritto richiedere questi criminali».

Zardari ha telefonato al suo omologo iraniano per condannare duramente l'attentato, ha indicato in un comunicato l'ufficio del presidente pachistano.

Il gruppo sunnita Jundallah, attivo da molti anni nella provincia del Sistan-Baluchistan (sudest dell'Iran), ha rivendicato l'attentato in un sito internet, che pubblica di solito i comunicati di al Qaida, e ha spiegato di averlo commesso «in rappresaglia ai crimini del regime iraniano contro la popolazione disarmata del Baluchistan».

Il comandante dei Guardiani della rivoluzione, il generale Mohammad Ali Jafari, ha denunciato che Jundallah cerca di turbare la sicurezza in Iran e ha promesso una reazione » schiacciante». Londra ha respinto oggi «categoricamente» le accuse di Teheran. Smentiamo nel modo più categorico qualsiasi accusa che questo attentato abbia qualcosa a che vedere con la Gran Bretagna», ha dichiarato un portavoce del Foreign Office.