28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Attentato in Iran: 49 i morti

Sale la tensione tra Teheran e USA

I Guardiani della rivoluzione annunciano vendetta. L'attacco è stato rivendicato da un gruppo sunnita, Jundallah (soldati di Dio)

TEHERAN - Sale la tensione tra Teheran e Washington dopo l'attentato che nel sud dell'Iran ha ucciso almeno 49 Guardiani della Rivoluzione, colpendone duramente la leadership.

Il comandante dei Guardiani della Rivoluzione, il generale Mohammad Pakpour, ha promesso una risposta «distruttrice» ai ribelli sunniti di Jundallah, dopo l'attentato di oggi in Iran che ha provocato 35 morti, tra cui diversi alti ufficiali dell'armata d'elite iraniana. Lo ha riferito l'agenzia stampa Fars. «I Guardiani della rivoluzione risponderanno in maniera severa e distruttrice a questo gruppuscolo in modo che non possa più permettersi di condurre azioni simili nel Paese», ha dichiarato il generale Pakpour.

L'attacco è stato rivendicato da un gruppo sunnita, Jundallah (soldati di Dio), guidato dal leader Abdolmalek Rigi. Secondo l'agenzia di stampa Fars, fra le vittime ci sono il vicecomandante delle forze di Terra dei Pasdaran, il generale. Noor Ali Shooshtari, e un comandante in capo delle Guardie nella provincia, Rajab Ali Mohammadzadeh. Gli altri erano membri delle Guardie e leader tribali locali.

I comandanti uccisi erano in una automobile diretta a un incontro nella regione di Pishin, vicino al confine con il Pakistan, quando l'attentatore si è fatto esplodere.

Secondo la televisione di Stato iraniana, che ha citato fonti informate, la Gran Bretagna sarebbe direttamente coinvolta nell'attacco, con la fornitura di logistica e armi. Lo scopo dell'attacco era «spostare parte dei problemi occidentali in Afghanistan al di là della frontiera, in Iran», ha affermato la televisione di Stato.

Da Washington è arrivata la condanna degli attentati da parte degli Stati Uniti. «Condanniamo questo atto di terrorismo e piangiamo la perdite di vite innocenti», ha affermato in un comunicato un portavoce del dipartimento di Stato, Ian Kelly, che ha negato ogni «partecipazione americana» all'azione.