18 aprile 2024
Aggiornato 10:30
CINA

Xinjiang: macchina propaganda in moto, stabilità a rischio

Sempre più difficile calmare la rabbia degli han

URUMQI - Sedate le proteste degli uiguri con le armi e la forza, in uno spargimento di sangue che ha provocato la morte di 156 persone ancora non identificate, per il governo dello Xinjiang il lavoro più duro è ora calmare i bollenti spiriti degli han. L'etnia maggioritaria, che è scesa in strada a migliaia ieri, cerca ancora vendetta, senza che a nulla servano gli appelli delle forze dell'ordine alla calma e cooperazione.

«Sono certamente cose che non vorremmo mai vedere, cittadini han scendere in strada con mazze bastoni, ma hanno reagito ad una provocazione» ha detto oggi il Segretario del Partito di Urumqi, Li Zhi. Non li ha qualificati di banditi né di agitatori sociali, dimostrando di nuovo la simpatia di cui essi godono anche presso l'establishment che, però, rende difficile riportare la stabilità nella città.

Da oggi dunque, oltre allo spiegamento di forze senza precedenti, si ricorre a metodi 'soft' per persuadere gli han a desistere da dannosi propositi bellicosi. «Difendiamo la patria, difendiamo il popolo, preserviamo la stabilità» urlano i poliziotti in marcia nelle strade della città, nella speranza di muovere gli animi a suon di slogan.

Sulle camionette delle forze dell'ordine sono incollati striscioni che invitano a «credere alla voce pacifica dell'esercito» e «non rispondere alle provocazioni, non credere alle bugie». I veicoli blindati recano le scritte «la nostra missione è più grande di una montagna» e «non temiamo il sacrificio e lo spargimento di sangue».

Di continuo gli elicotteri lanciano sulla folla pamphlet con l'invito del Segretario del Partito Wang Lequan a tornare alle proprie case, scritto in cinese quindi all'indirizzo degli han, mentre per le strade si distribuisce un'edizione speciale del Quotidiano dello Xinjiang con il discorso di Wang trasmesso ieri dalle reti tv. Le televisioni continuano a mostrare in circolo le immagini dei danni provocati dagli scontri del 5 luglio, mentre nulla si vede di ciò che è successo ieri quando gli han sono in scesi in strada armati di bastoni.

Il discorso di Wang, tuttavia, più che ristabilire la calma offre una versione ufficiale che spinge ancora di più all'odio inter-etnico. «Gli incidenti del 5 luglio sono una cospirazione organizzata da forze ostili interne ed esterne e guidate da Rebiya Kadeer, che hanno preso a pretesto un ordinario incidente civile come quello del Guangdong per farne una questione inter-etnica» dice. I partecipanti sarebbero degli studenti e giovani «ignari della realtà che si sono lasciati manipolare», a cui il governo offre possibilità di redenzione attraverso la rieducazione a cui Wang promette che saranno sottoposti.