29 marzo 2024
Aggiornato 16:30

Durban 2: approvata a Ginevra la risoluzione contestata

Israele: «Ahmadinejad nuovo Hitler». Vaticano: «No a ogni estremismo»

GINEVRA - I partecipanti alla conferenza dell'Onu sul razzismo, la cosiddetta Durban 2, hanno adottato con un certo anticipo la loro Dichiarazione finale, nella speranza di evitare nuove defezioni dopo i duri attacchi contro Israele del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Il testo è stato approvato per acclamazione nel pomeriggio di oggi invece che venerdì, ultimo giorno della conferenza che dà un seguito a quella del 2001 in Sudafrica.

Il livello dello scontro, comunque, resta alto: in un messaggio per la Giornata della Memoria il presidente del parlamento israeliano (Knesset) Reuven Rivlin ha scritto: «Ieri il mondo interno ha assistito al ritorno di Adolf Hitler. Questa volta ha la barba e si esprime in farsi, ma sono le stesse parole, gli stessi obiettivi e la stessa pericolosa determinazione a raggiungerli. Oggi come allora il mondo gli ha regalato una tribuna» ha denunciato.

Il Vaticano, che partecipa alla riunione, ha deplorato «l'utilizzo del forum dell'Onu per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile». Il premier Silvio Berlusconi ha commentato: «Avevamo previsto tutto, siamo stati preveggenti. E' successo quello che immaginavamo potesse succedere». Il presidente americano Barack Obama ha criticato le affermazioni di Ahmadinejad su Israele definendole «orrende e discutibili». Tuttavia, ha aggiunto, gli Usa vogliono continuare a tenere un dialogo «diretto» con Teheran con cui «tutte le opzioni restano sul tavolo».

«Signore e signori, avete preso una decisione importante adottando il documento» ha dichiarato il presidente della conferenza Amos Wako, definendo il testo adottato oggi un «risultato storico». «I diplomatici hanno deciso di accelerare il processo per impedire ad altri paesi di soccombere alla tentazione di andarsene dopo il disastro di ieri» hanno spiegato fonti diplomatiche sudamericane sotto anonimato. «C'era il timore che altri paesi si ritirassero ma anche la volontà condivisa di dire alla comunità internazionale che non permettiamo a nessuno di fare deviare la conferenza dal suo scopo originale» ha fatto invece notare l'ambasciatore egiziano Hisham Badr.

Ieri la riunione era iniziata in un clima di odio con l'intervento di Ahmadinejad che ha definito Israele, pur senza citarlo, un «governo razzista». I toni del suo discorso hanno spinto i 23 delegati europei presenti a lasciare la sala. Temendo una degenerazione del processo su posizioni anti-israeliane e antiebraiche diversi paesi avevano, d'altronde, deciso di chiamarsi fuori prima dell'avvio della riunione. Ieri sera la Repubblica ceca, alla presidenza di turno dell'Unione europea si è aggiunta alla lista delle defezioni guidata da Stati Uniti, Israele, Australia, Canada, Germania, Olanda e Polonia. L'Italia è stato il primo paesi europeo a ritirarsi durante la fase negoziale, il 5 marzo.

Oggi l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Navanethem Pillay ha fatto di tutto perché Ahmadinejad non facesse fallire i colloqui, sottolineando che il suo intervento «non aveva nulla a che fare con i contenuti della conferenza» e quindi non doveva «comprometterne il risultato finale». La giudice sudafricana ha ricordato che «189 nazioni venerdì scorso avevano trovato un'intesa su una bozza di dichiarazione».

La dichiarazione, adottata da oltre 100 paesi, riprende le conclusioni della prima conferenza internazionale sul razzismo di Durban, che condannò esplicitamente Israele per l'occupazione
dei territori palestinesi. Il testo è stato ripulito di ogni citazione specifica su Israele e dei passaggi sulla diffamazione delle religioni, considerate 'linee rosse' dagli occidentali durante i negoziati. Il paragrafo sulla memoria dell'Olocausto è stato mantenuto, contrariamente a quanto auspicato da Teheran. Si riafferma poi la Dichiarazione e il Programma d'azione di Durban (Ddpa) del 2001, che gli Stati Uniti si rifiutarono già all'epoca di adottare.

E in effetti, il testo di otto anni fa, conteneva due paragrafi sul conflitto israelo-palestinese che Washington contesta, oltre a quello sul «destino del popolo palestinese che vive sotto occupazione straniera» nel capitolo delle «vittime del razzismo». «Il richiamo a Durban 1 come premessa di tutto il lavoro di Durban 2 è stata la prima ragione della nostra contrarietà» ha ricordato il ministro degli Esteri Franco Frattini, augurandosi che «per l'Onu ci sia una seconda chance, cioè si possa pensare subito dopo (la riunione di Ginevra, ndr), voltando pagina, a una vera conferenza internazionale che parli di razzismo, di antisemitismo, di islamofobia fuori dalle polemiche che hanno accompagnato Durban 1 e anche Durban 2».

La pensa diversamente il collega francese Bernard Kouchner, secondo cui la dichiarazione approvata oggi dimostra che la politica di Ahmadinejad è «fallita». «Il testo è stato adottato, e dunque ha fallito: a partire da oggi esiste un documento di riferimento che riguarda le discriminazioni, un importante testo antirazzista», ha sottolineato Kouchner intervistato dalla tv France 5. Sembra insomma che il dibattito sia destinato ad andare avanti per molto, anche e soprattutto in sede Ue.