Durban 2: «Con rimpianto» Usa boicotteranno conferenza razzismo
Si apre lunedì a Ginevra sotto egida Onu
WASHINGTON - Gli Stati Uniti boicotteranno la conferenza internazionale sul razzismo, detta Durban 2, che si aprirà lunedì a Ginevra sotto l'egida delle Nazioni Unite. Il testo della dichiarazione finale, infatti, contiene dei passaggi che «non possono essere accettati», ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato, Robert Wood.
«Purtroppo, sembra ormai certo che i problemi restanti non saranno toccati dal documento che sarà adottato dalla Conferenza la prossima settimana. Di conseguenza, con rimpianto, gli Stati uniti non parteciperanno alla Conferenza», si legge nel comunicato del DIpartimento di stato Usa.
Malgrado i passi in avanti, quindi, i cambiamenti apportati al testo finale non risolvono i dubbi degli Stati Uniti riguardo ai pregiudizi anti israeliani e anti occidentali. L'amministrazione Obama ha lavorato a fondo per ottenere quelle modifiche ritenute necessarie per partecipare alla conferenza, ha sottolineato Wood, ma senza raggiungere i risultati sperati.
La conferenza ha l'obiettivo di valutare i progressi compiuti in materia di lotta contro il razzismo dalla prima riunione otto anni fa a Durban in Sudafrica. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha confermato venerdì scorso l'intenzione di non partecipare alla COnferenza, mentre i capi delle diplomazie britannica, ceca, francese, tedesca e olandese si sono consultati più volte per telefono nelle ultime ore e dovrebbero tentare di stabilire entro oggi una linea comune europea.
Alla base del dissenso dell'Italia - che si è ritirata fin dal processo negoziale il mese scorso, come Stati Uniti, Israele e Canada - c'era inizialmente la ferma opposizione ad alcuni passaggi della prima bozza di dichiarazione della riunione Onu: oltre ai riferimenti espliciti (e giudicati antisemiti) a Israele e alla questione palestinese, i paragrafi sulla 'diffamazione religiosa' considerati una minaccia alla libertà di espressione. Tutti elementi che sono stati via via corretti, pur senza riuscire a soddisfare le ultime «fondate preoccupazioni» degli Usa, come le hanno definite nei giorni scorsi Casa Bianca e Dipartimento di Stato.