Summit Americhe: debutto di Obama, alla ricerca di «nuovo inizio»
Crisi economica e situazione a Cuba domineranno il vertice
MESSICO - Il Presidente Barack Obama parte oggi alla riconquista del terreno perso dagli Stati Uniti in America latina, con l'intenzione di ascoltare con umiltà i suoi interlocutori e di portare un un messaggio di partenariato, coordinamento e di rilancio del dialogo. Tuttavia, a Trinidad e Tobago, l'arcipelago dei Caraibi dove si riuniscono da oggi al prossimo 19 aprile i 34 capi di Stato e di governo delle Americhe, Obama rischia di trovarsi davanti leader desiderosi di farsi finalmente ascoltare dopo otto anni di presidenza Bush, e meno comprensivi degli alleati europei nei confronti delle responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale.
Obama dovrà vedersela con leader da sempre molto critici con gli Stati Uniti, come il presidente venezuelano Hugo Chavez, che ha già fatto sapere che non intende firmare la dichiarazione finale del vertice in segno di solidarietà con Cuba, escluso dal summit. Lo stesso Presidente Usa ha detto di aspettarsi che la questione cubana venga sollevata da altri leader americani. I leader sudamericani chiedono da tempo che venga sospeso l'embargo contro Cuba, magari attraverso un processo graduale, come suggerito dal Presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, e il suo omologo cileno, Michelle Bachelet. Ieri, dalla sua visita in Messico, Obama ha detto di voler vedere se Cuba è interessata al cambiamento prima di adottare nuove misure, dopo la revoca delle restrizioni ai viaggi e ai trasferimenti di denaro degli esuli cubani. Immediata la replica del leader cubano Raul Castro, che si è detto pronto a discutere «di tutto» con Obama.
Altra questione difficile per Obama sarà la crisi economica, scoppiata negli Usa e che oggi mette a rischio gli elevati ritmi di crescita registrati dall'America latina negli ultimi anni, minacciando le popolazioni più vulnerabili. I leader americani rilanceranno obiezioni sollevate già prima che scoppiasse la crisi, contro una politica Usa che li ha costretti ad aprire le frontiere al commercio, a privatizzare le loro società e a ridurre i loro debiti. In vista del vertice, Obama ha dichiarato di voler favorire un rapporto di cooperazione per proteggere le popolazioni più vulnerabili, come già fatto nel vertice del G20 di Londra del 2 aprile scorso. Quindi ha ricordato tutte le misure adottate nei tre mesi dalla sua amministrazione per rilanciare l'economia Usa e il suo impegno per riformare le regole del sistema finanziario, da cui è scaturita questa crisi.
Di fronte alla crisi economica, ma anche alla criminalità organizzata o al riscaldamento climatico, Obama si è detto pronto a offrire una nuova era di cooperazione e la «possibilità di un nuovo inizio». In un'intervista rilasciata alla Cnn in spagnolo, Obama ha detto di non voler «sopravvalutare il sentimento anti-americano». «Ma se questo è vero, è anche vero che c'è sempre stata, tradizionalmente, una preoccupazione, una sensazione che gli Stati Uniti avessero la mano troppo pesante in materia di politica estera in America latina. Questo non è qualcosa che è apparso sotto con l'amministrazione Bush», ha sottolineato, ricordando la dottrina Monroe del XIX secolo.
Obama si recherà a Trinidad e Tobago «come già in Europa, non con un grande progetto, ma con l'idea di ascoltare», ha detto il suo portavoce Robert Gibbs. Non si sottrarrà alla discussione, perché se gli americani parlassero solo con i loro amici, «saremmo probabilmente molto soli», ha aggiunto Gibbs. Alla domanda se la questione cubana possa dominare il vertice, un altro stretto collaboratore di Obama, Dan Restrepo, ha risposto: «Si discuterà di altre questioni» oltre la crisi economica, «ma penso che ci si concentrerà sulle difficoltà che la regione è chiamata ad affrontare oggi».