Summit Americhe: Obama affronterà rabbia sudamericana per crisi
Anche l'embargo cubano sarà fonte di polemiche
WASHINGTON - Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si appresta a partecipare al suo primo vertice dei Paesi americani con in agenda un messaggio di partnership per l'America Latina e i Caraibi: ma, osserva il quotidiano statunitense The Washington Post, troverà non pochi governi che saranno meno comprensivi degli alleati europei nei confronti delle responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale.
Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla «prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina», come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo, Alberto Moreno. Sebbene la dichiarazione finale del vertice sia stata negoziata per quasi un anno, i 34 leader democraticamente eletti dell'emisfero - tra cui il venezuelano Hugo Chavez, il nicaraguense Daniel Ortega o il boliviano Evo Morales - si incontreranno in un forum pubblico per discutere il documento, parte del quale redatto prima della crisi.
Obama - che ha ereditato l'impopolarità delle passate Amministrazioni per le interferenze negli affari interni sudamericani, spesso a favore di dittature o altri governi autoritari - non giunge al vertice con alcun piano prestabilito per l'emisfero, ma solo per ascoltare: al contrario dell'Amministrazione Bush, che quattro anni fa insistette - inutilmente - per l'approvazione del Trattato di Libero Scambio.
Oggi il commercio è in secondo piano rispetto alla crisi, e su molte questioni vi sarà un sostanziale accordo fra l'Amministrazione e i Paesi sudamericani: su altre tuttavia l'intesa è meno certa, come l'embargo cubano ancora in vigore nonostante l'allentamento di alcune restrizioni; inoltre, verranno alla luce le profonde differenze fra le due anime della sinistra sudamericana, quella populista rappresentata da Chavez e quella socialdemocratica che ha nel presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva il suo portabandiera.