12 ottobre 2025
Aggiornato 14:00
Lo studio pubblicato nella rivista Current Biology

Uomo cieco porta a termine perfettamente percorso a ostacoli

In un recente esperimento, un paziente affetto da cecità ha compiuto senza errori un percorso a ostacoli complesso, fornendo ai ricercatori l'opportunità di valutare quale tipo di «vista» entra in funzione se è compromessa l'efficienza della corteccia visuale

In un recente esperimento, un paziente affetto da cecità ha compiuto senza errori un percorso a ostacoli complesso, fornendo ai ricercatori l'opportunità di valutare quale tipo di «vista» entra in funzione se è compromessa l'efficienza della corteccia visuale. Lo studio, pubblicato nella rivista Current Biology, è stato parzialmente finanziato dal Sesto programma quadro dell'Unione europea (6°PQ) nell'ambito dell'area tematica «Tecnologie scientifiche nuove ed emergenti».

Il paziente, le cui iniziali sono T.N., ha subito un danno esteso a entrambi gli emisferi della corteccia cerebrale e alla corteccia visuale (la regione cerebrale preposta all'elaborazione dell'impulso visivo) in seguito a due ictus consecutivi. Un gruppo di ricercatori provenienti da Paesi Bassi, Gran Bretagna, Italia, Svizzera e Stati Uniti ha analizzato il paziente sotto il profilo fisico e comportamentale con l'ausilio della tecnica di imaging funzionale cerebrale e anatomico attraverso il tensore di diffusione (Diffusion tensor imaging o DTI), la mappatura retinotopica, test di perimetria computerizzata e test psicofisici. Questi esami approfonditi hanno confermato la completa compromissione della corteccia visuale del paziente.

Per i ricercatori era necessario confermare la completa cecità di T.N., poiché il paziente aveva precedentemente dato prova di possedere la cosiddetta «blindsight» (visione cieca) e di essere in grado di reagire all'espressione del volto altrui e ai test di condizionamento alla paura. Tutti questi test sono stati eseguiti per provare la compromissione della corteccia visuale di T.N. che utilizza un bastone per tracciare gli ostacoli e ha bisogno di essere guidato per camminare nei pressi degli edifici.

In seguito, i ricercatori hanno costruito in un corridoio, con scatole e sedie, un percorso a ostacoli di elevata difficoltà. Al paziente è stato poi richiesto di percorrere il corridoio senza l'ausilio del bastone e senza ricorrere alle istruzioni di un'altra persona. Durante l'esperimento il corridoio era silenzioso e gli unici rumori avvertiti erano quelli dei passi del paziente e della persona che lo seguiva per garantirne l'incolumità.

Sorprendentemente, T.N. ha portato a termine il percorso in modo perfetto, senza urtare nessun ostacolo e alla fine della prova numerosi testimoni hanno applaudito spontaneamente.

Il caso di TN costituisce uno stimolo a studiare percorsi visuali alternativi presenti a livello cerebrale e dimostra come le persone siano in grado di orientarsi e di evitare ostacoli senza averne coscienza e senza poterli vedere. Secondo quanto affermato dalla dottoressa Beatrice de Gelder dell'Università di Tilburg, nei Paesi Bassi, «esiste una parte della nostra capacità visiva utile per l'orientamento e per l'azione più che per la comprensione. Gli esseri umani utilizzano costantemente risorse nascoste del proprio cervello e compiono azioni che ritengono di non essere in grado di compiere».

Non è possibile escludere che il paziente abbia portato a termine il percorso sfruttando il fenomeno dell'ecolocazione (l'eco delle onde sonore degli oggetti prossimi al soggetto), sebbene il silenzio mantenuto durante lo svolgimento dell'esperimento renda quest'opzione altamente improbabile.

Non è chiaro quali dei numerosi percorsi cerebrali contribuiscano a mantenere intatte le capacità di orientamento del paziente. La mancanza di casi analoghi rende difficoltosa l'elaborazione di ipotesi a tale proposito. L'unico studio svolto in precedenza riguardava una scimmia (chiamata Helen) che presentava abilità altrettanto sorprendenti. I ricercatori che si occuparono del caso, conclusero che Helen presentava una piccola parte intatta della capacità visiva periferica, che non poteva però giustificare le restanti funzioni visive.

«Questo è il primo studio in assoluto relativo a questa abilità» ha affermato la dottoressa de Gelder. «Vediamo cosa sono in grado di fare gli esseri umani, anche quando sono privi della vista e di capacità intenzionale di evitare gli ostacoli. L'esperimento prova l'importanza di questi percorsi visuali, antichi sotto il profilo evoluzionistico, che contribuiscono più di quanto non si pensi al nostro «funzionamento» nel mondo reale.