1 agosto 2025
Aggiornato 19:30
In Israele si va verso le elezioni

Livni leader di Kadima

Vince di un soffio le primarie del dopo Olmert

Tzipi Livni, attuale ministro degli Esteri del governo capeggiato dal dimissionario Ehud Olmert, ha vinto le primarie di Kadima, il partito guidato proprio dal premier uscente, costretto alle dimissioni a causa di un suo coinvolgimento in uno scandalo plurimo legato a reati di corruzione. La Livni, favorita della vigilia, l’ha spuntata con un margine risicatissimo sul rivale Shaul Mofaz, attuale ministro dei Trasporti. 43,1% contro 42%, uno scarto molto inferiore rispetto a quello riferito ieri dagli exit poll televisivi che assegnavano al capo della diplomazia dello Stato ebraico un vantaggio che si aggirava intorno ai 10/12 punti percentuali.

Passato il momento della vittoria, compito della Livni è ora quello di formare un nuovo governo, che succeda a quello dimissionario di Olmert (che lascerà la Knesset domenica prossima). Le prima parole pronunciate da Tzipi lasciano presagire un impegno forte in questa direzione. Dopo aver sottolineato di volersi approcciare al suo nuovo ruolo di leader di KJadima «con grande rispetto», ha spiegato di considerare gli altri candidati delle primarie – oltre a Mofaz, il riferimento va a Avi Dichter e Meir Sheetrit – come «rivali del momento. Tutti insieme – ha detto – abbiamo una missione, che è quella di creare un governo di stabilità. La responsabilità non è solo la mia ma di tutti i membri di Kadima».

Il compito non sembra semplice. E proprio l’esiguo margine (431 voti) con il quale la Livni ha vinto le primarie non sembra consentirle una forza politica tale per poter procedere convintamente verso la formazione di un nuovo governo. Per Tzipi, leader senza maggioranza assoluta di un partito già leader di maggioranza relativa dentro la Knesset (il parlamento israeliano), sarà dunque difficile diventare il primo premier donna dai tempi della «dama di ferro», Golda Meir, alla quale viene accostata da quasi tutti i quotidiani.

«Comincerò già da stamani a incontrare i rappresentanti delle altre formazioni della Knesset, per formare al più presto un governo di coalizione». Propositi che rischiano però di rimanere dei vani tentativi. Sia il partito laburista, guidato dal ministro della Difesa Ehud Barak, sia il Likud del leader d’opposizione Benyamin Netanyahu, visti i risultati delle primarie di Kadima, hanno chiesto le elezioni anticipate in quanto ritengono che la Livni non abbia la sufficiente legittimazione politica per succedere ad Olmert.

Per mettere in piedi il nuovo gabinetto la Livni (che dovrà attendere l’incarico da parte di Shimon Peres) avrà 42 giorni di tempo. Sul tavolo ci sono questioni intricate, dal dossier nucleare iraniano allo scambio di prigionieri con i palestinesi e con Hezbollah fino alla prosecuzione delle trattative per la restituzione alla Siria delle Alture del Golan in cambio dell’acquisizione da parte israeliana del controllo delle acque del fiume Tiberiade, la più grande risorsa idrica della regione. Impegni che richiederebbero un coinvolgimento trasversale di tutte le forze politiche.

D'altronde la leader di Kadima dovrà superare subito uno degli scogli più insidiosi: le richieste del partito religioso sefardita Shas, parte della coalizione attuale e chiave per la formazione di qualsiasi governo in Israele. Lo Shas, che negli ultimi anni ha gradualmente spostato a destra il suo orientamento politico, diffida della Livni che accusa di voler negoziare con i palestinesi la spartizione di Gerusalemme. Ha inoltre anunciato che chiederà al premier incaricato di aumentare, e in modo sostanzioso, i sussidi statali alle famiglie numerose (in maggioranza religiose).

Una richiesta indigesta per la laica Livni la quale, inoltre, dovrà tenere in considerazione le esigenze di bilancio in una economia che comincia a risentire della crisi della finanza statunitense da sempre punto di riferimento di quella israeliana. Altrettanto improbabile è l'ipotesi di dar vita a un governo di unità nazionale, con al suo interno anche il Likud. Netanyahu esclude questa possibilità e preferisce il voto anticipato, incoraggiato dai sondaggi che continuano a dare il suo partito in vantaggio su tutti gli altri.

«Dubito fortemente che la Livni riesca a formare un nuovo esecutivo – ha detto stamani ad Apcom il professor Efraim Imbar, direttore del Centro studi strategici «Besa» di Tel Aviv – non solo per la posizione dello Shas e del Likud ma anche per l'atteggiamento del presidente laburista Barak, un partner di governo al quale la leader di Kadima non può rinunciare». Barak, afferma Imbar, «sa che la Livni, diventando premier, avrà una occasione irripetibile per affermarsi e per conquistare la fiducia degli israeliani. Per questo non ha alcun interesse a dare vita ad una nuova coalizione con Kadima». Al contrario, prosegue l'analista, «Barak preferisce andare alle elezioni poiché ritiene di poter vincere grazie alla sua immagine di ‘mister sicurezza’ in un momento molto delicato per il Medio Oriente».

Non resta che attendere. La Livni avrà a disposizione 42 giorni per formare il nuovo governo. Se fallirà Israele andrà al voto anticipato entro 90 giorni. Il premier dimissionario Olmert resterà in carica fino alla nascita del nuovo esecutivo o fino alle elezioni.

Sta.Ca.