26 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Tessile

Cerruti, Cgil chiede un incontro. «Né esuberi né cassa integrazione»

L’accordo per l’integrazione dello storico marchio biellese in Brandamour è saltato. Pista cinese per l'azienda? Parla la sindacalista Missaggia

BIELLA – Il futuro del Lanificio F.lli Cerruti torna ad essere incerto. L’accordo per l’integrazione dello storico marchio biellese in Brandamour è saltato, a darne notizia lo stesso Nino Cerruti, che venerdì scorso ha riunito «i suoi» e dato conto della fine delle trattative.

BRANDAMOUR - Dell’ingresso del Lanificio nella «rampante» realtà imprenditoriale guidata da Matteo Tempia Valenta si era ampiamente parlato appena sei mesi fa. A inizio aprile le prime dichiarazioni ufficiali, trincerate dietro alla cautela tipica dei periodi di due diligence che contraddistinguono trattative di questo calibro. A quanto pare le investigazioni del caso non sono andate a buon fine. Chi si sia stato a tirarsi indietro al momento non è chiaro, è sicuro invece che la F.lli Cerruti ha bisogno di un’altra partnership per mantenere integra la propria attività.

UN FUTURO 4.0? - Esuberi a parte -  e sappiamo che la F.lli Cerruti a malincuore ne ha dovuti mettere in atto - l’imprenditore e stilista ha da sempre l’occhio lungo nei confronti del cambiamento, e deve aver colto la necessità di dare un futuro diverso all’azienda, avvicinandola a sinergie di scala e assetti tecnici e logistici più prossimi all’industria 4.0. Su queste basi era nato il precedente accordo con Brandamour, ed è probabile che i presupposti per le nuove trattative siano simili. Cerruti, di suo, ha parecchio da offrire: un marchio noto in tutto il mondo, con i suoi know-how, i suoi tessuti e con una rete distributiva che da sola vale 13 milioni di euro di ricavi.

TRATTATIVE TOP-SEGRET - Su questo punto il «Signor Nino» è già al lavoro, anzi a quanto pare sarebbe già sulla buona strada. È stato lui stesso durante l’assemblea di venerdì a rassicurare i dipendenti sull’esistenza di una nuova trattativa già in corso. Conferma che arriva anche dai sindacati: «Dopo l’annuncio abbiamo chiesto immediatamente un incontro – spiega Gloria Missaggia, segretario generale di FILCAMS CGIL – siamo stati in azienda stamane, ci è stato ribadito che il Lanificio sta già trattando con altri soggetti, sui quali per ora insiste il massimo riserbo». 

I SINDACATI - Un riserbo spezzato solo dalle voci di corridoio, che vorrebbero il futuro del brand biellese in mano a società del Far East. Tra le «quotabili» il gruppo Li & Fung di Hong Kong, già proprietario di tutte le licenze dell’ex marchio Cerruti «1881». «Al momento non abbiamo ulteriori informazioni – precisa ancora Missaggia – e credo che la circospezione dell’azienda sia sintomo di serietà. Come abbiamo visto con la vicenda Brandamour, se non si hanno ancora certezze è preferibile non mettere troppo in allerta nessuno. Ciò che sappiamo, e ci rincuora, è che non sono in programma né esuberi né cassa integrazione, fatta eccezione per i casi pianificati lo scorso anno e che si andranno ad esaurire entro fine 2017».