29 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Start-Up in SellaLab

Da Salerno con furore... Arrivano gli «Spaghetti Games»

Un gruppo di giovanissimi sta preparando un videogioco per l'anno nuovo, «Ciro Express», tra stereotipi nazionali e innovazione tecnologica

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BIELLA - Scrivete il nome che sto per svelarvi da qualche parte, magari su bigliettino. Poi conservatelo in fondo a qualche cassetto. E tra dieci anni, andate a controllare... Quasi sicuramente Antonio Galasso che oggi non vi dice nulla, al contrario, sprigionerà notorietà. Magari non sarà il presidente del consiglio dei Ministri o del Napoli calcio, ma nel mondo dei videogames conterà quasi certamente parecchio.

Questa è la mia storia...
«Sono nato e cresciuto ad Angri, in provincia di Salerno - dice il giovane, 26 anni, al lavoro dalla mattina alla sera nello spazio SellaLab lungo il Cervo -. Mi mancavano quattro esami per laurearmi in ingegneria gestionale, ma non ero abbastanza stimolato dall’università né dai possibili sbocchi lavorativi. Da sempre, però, mi appassionavano i videogames ed in un periodo di stallo totale l’idea vincente venne alla mia fidanzata, Roberta: fai del tuo hobby una professione! Iniziai così ad avvicinarmi al mondo dei videogiochi visti per la prima volta non più da giocatore bensì da sviluppatore. Così conobbi Andrea Postiglione, amministratore delegato di Mangatar, nota gaming house italiana con cui ho intrapreso un rapporto di collaborazione che mi ha formato tanto e mi ha fatto capire che era realmente quello il mondo in cui avrei voluto lavorare. Ma quell’esperienza non mi bastava, desideravo anche io avere un gruppo solido come quello ed insieme lasciare un marchio indelebile nel mondo videoludico. Una volta creato il team partecipai allo Start Cup Basilicata, una competizione nazionale di start-up per misurare l’idea dei tanti aspiranti imprenditori. Lì vinsi il premio della Banca Sella, che mi ha proposto un periodo di tre mesi di formazione a Biella. Purtroppo i miei compagni non mi hanno seguito. Mi è dispiaciuto ma sono ripartito, non avrei permesso a nulla al mondo di interferire con il mio sogno»

L’importanza del team...
«Eravamo rimasti soltanto in due, io ed Anna Grazia, una dei nostri grafici. L’ennesima svolta avvenne grazie ad un incontro casuale con Fabrizio, il nostro coordinatore parte tecnica, con cui condividevo non solo la passione per i videogiochi ma anche lo spirito di imprenditorialità. Grazie a lui ho conosciuto Angelo e Francesco, tuttora elementi chiave del team, il primo nell’ambito della programmazione ed il secondo in quello grafico. In tre siamo partiti da Salerno lasciandoci tutto alle spalle, sapendo che i prossimi tre mesi sarebbero stati cruciali per il nostro futuro. Qui stiamo lavorando tanto, discutiamo, ci incazziamo, ma siamo un bel gruppo. Da poco si è aggiunto anche Davide, giovane programmatore appena laureato, che da Varese ha deciso di trasferirsi a Biella insieme a noi. Stiamo crescendo sotto ogni punto di vista, qui ci sentiamo valorizzati perché nonostante «facciamo videogiochi» veniamo trattati come giovani imprenditori. Al Sud, probabilmente, non saremmo stati considerati allo stesso modo».

Stereotipi e realtà
«Il nostro protagonista si chiama 'Ciro' -  racconta il ragazzo, un metro e novanta e un centinaio di chili di simpatia partenopea, con barba scura e curata -. Nel nostro gioco, 'Ciro Express', deve attraversare una serie di spazi della città di Napoli, affrontando difficoltà e, soprattutto, misurandosi con molti degli stereotipi tipici della nostra città: caos, sporcizia, delinquenza e simili... Il nostro ragionamento è: prendiamo problemi veri, spesso gli unici aspetti per cui siamo conosciuti all’estero e, rivisitandoli in chiave ironica, trasformiamoli in un videogioco. Da qui il nome del nostro gruppo: 'Spaghetti Games'. Un nome, una garanzia, come i film western italiani degli anni Settanta, che subito rimandavano al regista Sergio Leone o alle musiche di Ennio Morricone. Altri dettagli? In un percorso ad ostacoli che stiamo costruendo e definendo, 'Ciro' si trasferirà da Napoli a Roma, quindi al Nord, a Milano. E se vincerà, tornerà al Sud, da trionfatore... Gioco? Realtà? Tutte e due le cose, ovviamente. Perché non posso non ammettere che al Sud avremmo riscontrato più difficoltà a realizzare questo progetto. Anche da noi si parla di Start-up e qualcosa in giro si muove, ma qui a Biella, al Nord, c’è un clima favorevole».

Un mondo che è un po' come una giungla
«Il mondo dei videogames è una prateria ma anche un giungla, dove comandano i più forti, colossi che possono investire milioni di euro e uccidere tutti - spiega il giovane -. Noi puntiamo a diventare una realtà indipendente. A trovare una nostra identità, differenziandoci e creando dei meccanismi di riconoscibilità magari attraverso il made in Italy. Ecco perché vogliamo creare, nel gioco, rimandi alle ricette (vere) della tradizione culinaria italiana. In modo da mescolare gioco e marketing territoriale. La sfida è essere innovativi, mantenendo legami con la propria tradizione». Ragazzi che guardano lontano, ma conoscono il valore delle origini.