23 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Fauna selvatica

Invasione dei cinghiali, agricoltori in prima linea

Da Abbiategrasso a Magenta le aree più a rischio, danni per migliaia di euro, abbattimenti insufficienti

MILANO - «La situazione è peggiorata negli ultimi anni. Arrivano, distruggono i campi, provocano incidenti stradali e poi scompaiono nella boscaglia fino alla notte successiva» racconta Luigi Merlo, 65 anni, agricoltore di Cuggiono, una delle ultime vittime dei branchi di cinghiali che nel Parco del Ticino ogni anno provocano danni per decine di migliaia di euro.
I confini occidentali della Lombardia sembrano essere quelli più vulnerabili, nella fascia che da Varese arriva a Milano e scende sino a Pavia, seguendo il corso del Ticino. Nel 2009 sono stati abbattuti, secondo fonti del Parco, quasi 400 bestie, mentre in passato non si superavano i 50 esemplari all’anno.

«Ma la situazione sta precipitando, anche perché ogni animale femmina arriva a partorire fino a 10 o 12 cuccioli l’anno – spiega Enzo Pagliano, Direttore della Coldiretti di Milano e Lodi – i maggiori problemi li registriamo nelle aree attorno a Cuggiono, Abbiategrasso e Magenta. Bisogna aumentare gli abbattimenti selettivi per limitare la popolazione. I campi dei nostri agricoltori vengono devastati e i risarcimenti, che il Parco per legge deve pagare perché siamo in area protetta, arrivano in ritardo di mesi e con il contagocce. Devono ancora essere saldati quelli del 2008». Nel frattempo l’invasione continua.

«Una notte si sono spinti fin quasi sotto casa – racconta Mario Capoferri, 70 anni di Turbigo – i cani li hanno sentiti subito, abbaiavano come impazziti mentre i cinghiali strusciavano il muso e i denti contro l’ingresso del magazzino. Quando entrano in un terreno lo ribaltano come vogliono, distruggendo colture e prati. I maschi arrivano anche a 120-150 chili, sono dei colossi che se sei in macchina e te li ritrovi davanti e finisci fuori strada tu e l’assicurazione non ti paga nulla, come è successo a mia nipote. E non è stata l’unica. Se poi becchi le femmine, devi stare attento che non ci siano cuccioli in giro, altrimenti diventano aggressivi. Quando io ero ragazzo non c’erano tutti questi problemi».

Adesso invece, oltre alla popolazione autoctona lombarda, vengono segnalati passaggi dal Piemonte attraverso gli isolotti di ghiaia del Ticino. «Durante il giorno si nascondo nella boscaglia e di notte colpiscono» spiega Orfeo Favotto, segretario di zona della Coldiretti di Cuggiono, una delle aree a rischio.
Dalla Regione ammettono che il problema esiste, che in Lombardia sono stati abbattuti 3.500 esemplari nel 2009 con un aumento esponenziale rispetto agli anni passati, segno che il problema si sta allargando a macchia d’olio anche se è impossibile fare un censimento della popolazione di questa specie.
» Non si possono lasciare gli agricoltori da soli a fronteggiare questa minaccia conclude il Direttore della Coldiretti di Milano e Lodi – serve un intervento deciso negli abbattimenti per ridurre in maniera drastica il numero dei cinghiali che stanno devastando i nostri campi.»