19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Vercelli

«Non sono un eroe. Ho fatto il mio dovere»

Roberto Perretta racconta il suo intervento di salvataggio, lo scorso dicembre, quando salvò un anziano in via Avogadro, che rischiava di rimanere vittima di un incendio

VERCELLI - «Non mi sento un eroe. Mi sento un poliziotto che ha fatto il proprio dovere». Lo dice in modo semplice, come se non avesse salvato la vita ad una coppia di anziani. Roberto Perretta (31 anni, agente scelto della Polizia di Stato) ha un sorriso franco e un fisico massiccio, che emana forza. La stessa forza che gli è servita per compiere un atto di salvataggio lo scorso 30 dicembre (il comunicato stampa) che ha colpito molte persone in città, ma non solo.

Ci racconti, che cosa è successo?
«Ero in compagnia di mia moglie, fuori servizio, a passeggio. Ci trovavamo in corso Quaregna. Mi accorsi che usciva del fumo da un'abitazione e decisi di verificare la situazione».

Così, senza esitazioni?
«Certo. Anzi. Per correttezza: prima telefonai ai colleghi del Comando dei vigili del fuoco, attraverso il numero "115». Ovviamente mi qualificai e spiegai la situazione, dando le coordinate della mia posizione. Poi feci lo stesso con i colleghi della Questura».

... ci dica...
«Quindi dissi a mia moglie di allontanarsi e citofonai ad alcuni residenti nel palazzo. Si affacciò ad una finestra una signora. Mi qualificai mostrato il tesserino e facendo presente del fumo che vedevo in quantità crescente... Raccolsi quindi informazioni e scoprii che c'erano delle persone che abitavano nel sottotetto della casa. Così mi feci aprire il portone principale e mi precipitai su per le scale».

Paura?
«Sinceramente, no. Lo dico senza nessuna intenzione di vantarmi. Ma solo perché sono addestrato e mi sento preparato per situazioni simili, anche se per fortuna non capitano tutti i giorni».

...ci racconti, ancora...
«Trovai una signora che mi disse che il marito stava cercando di spegnere le fiamme, appunto, in un vano sotto il tetto dell'edificio. C'era tanto fumo e molta puzza di bruciato. La situazione era evidentemente sempre più complessa. Comunque raggiunsi l'uomo, e lo invitai ad andare via al più presto. Ma il signor Maurizio, il nome me lo aveva detto la moglie, non pareva ascoltarmi. Anzi, no. Continuava a ripetere che doveva spegnere il fuoco, che doveva impedire che tutto andasse in fiamme. Allora mi sono visto costretto a prenderlo con la forza ed a scendere verso il basso in gran fretta».

E quindi si mise in salvo anche lei...
«In realtà, no. O non ancora. Nel senso che nella prima fase dell'intervento avevo intravisto nello stabile un estintore. Per cui dopo aver consegnato il pensionato alla moglie, in un punto sicuro, tornai a prendere l'estintore e spensi le fiamme in modo da evitare il peggio, nell'attesa che arrivassero i rinforzi».

Quanto è durato, tutto l'intervento?
«A raccontarlo ci si impiega un po' di tempo. Nella realtà, credo, il tutto sarà durato cinque minuti. Forse anche meno. E' proprio vero che in determinati frangenti non si ha la giusta percezione del passare del tempo».

E tutti vissero felici e contenti...
«Non lo so... Io sono stato ricoverato al Pronto soccorso. E sono stato messo a riposo per qualche giorno. Non che mi lamenti, ovviamente...».

Lei era fuori servizio. Aveva già allertato i colleghi. Poteva aspettare. Invece ha agito. Perché?
«L'ho già detto. E' il mio lavoro. Sono addestrato e preparato. Ho fatto quello che credo fosse giusto fare.  Quello che ogni appartenente alle forze dell'ordine, sono certo, farebbe in una situazione simile».