20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Il caso

Resia, parla una delle ragazze in gonna: «Umiliata da don Alberto»

Dura la replica della giovane: «Queste gambe me le ha donate il suo Dio, e il Dio di cui mi hanno tanto raccontato sono certa che non si sentirebbe offeso»

RESIA – Non ci stanno le ragazze del ’99 a essere raffigurate come giovani immorali che non hanno rispetto per l’istituzione ‘chiesa’. E così rispondono a tono al volantino diffuso da don Alberto, che ha acceso la luce dei riflettori nazionali sulla piccola comunità di Resia.

Le parole di Petra Barbarino

«Vorrei chiarire a tutti – scrive su Facebook una delle coscritte, Petra Barbarino – che motivo di offesa per noi non è stato affatto la critica in sè per lo stile scelto in tale occasione, ma la forma. Il 1° gennaio questo signore avrebbe avuto tutto il tempo per criticarci, per affrontare faccia a faccia la situazione. Si è seduto a tavola con noi a pranzo, ha mangiato e scherzato con noi e avrebbe potuto discutere dell'accaduto in qualunque momento, ma ha preferito scrivere un articolo di due paragrafi alla comunità, insultando noi e le nostre mamme di fronte ai nostri compaesani, vicini di casa, parenti, nonni, amici».

Incolpata per essere donna

Petra non si sente offesa per la critiche del parroco, ma perché è stata incolpata di essere donna. «Sono stata umiliata insieme alle mie compagne, alle loro mamme e alla mia mamma di fronte a tutta la comunità. Perché se gli uomini si eccitano, se commettono violenze o addirittura omicidi è colpa nostra e delle nostre gambe. Ma caro don Alberto, queste gambe me le ha donate il suo Dio, e il Dio di cui mi hanno tanto raccontato sono certa che non si sentirebbe offeso a vedere mezzo ginocchio scoperto da una gonna (coperto inoltre da calze nere). E sei lei si è eccitato nel guardarci le gambe tutta la messa invece che predicare credo proprio che il problema non sia nostro»