29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Il 21 giugno 2018

Solstizio d’estate: i riti del giorno più lungo

Oggi queste ritualità vengono ancora praticate nelle Valli del Natisone, dove troviamo il Kries e in Val Resia, con i Kriss, i caratteristici falò di Gniva, località in cui, sempre nell’occasione, c’è anche il lancio delle 'cidule', ruote infuocate

FVG - È la giornata più luminosa dell’anno. Le ore di sole (in Italia saranno 15 ore e 14 minuti), infatti, superano quelle di buio. Il solstizio d’estate è previsto il 21 giugno 2018, alle 12.07 ora italiana (le 10.07 Utc): è considerato uno dei giorni più magici dell’anno. Non solo una questione scientifica (il Sole, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, raggiunge il punto di declinazione massima), ma anche di credenze e superstizioni, di tradizioni e misticismo: in occasione del Solstitium (letteralmente ‘sole fermo’) la nostra stella pare fermarsi, dando spazio alla luce, per poi riprendere il suo percorso. E proprio dal 21 giugno, benché gradualmente, ha inizio il lento e inesorabile cammino verso la stagione fredda. Le giornate si accorciano, seppur impercettibilmente.

IL FASCINO DELLA NATURA - Come ogni altro moto della natura, il solstizio d’estate è da sempre fonte di credenze: gli antichi consideravano sacra questa giornata (così come del resto anche il solstizio d’inverno) e per questa ragione la veneravano attraverso rituali codificati. Anche la religione Cattolica però, in qualche modo, celebra questa giornata, ma lo fa alcuni giorni più tardi, il 24 giugno, occasione nella quale si ricorda la nascita di San Giovanni Battista, che battezzò Cristo.

I RITI PAGANI - Secondo i pagani, il 21 giugno, il sole (ovvero il fuoco) si sposa con la luna (che rappresenta l’acqua). È per questa ragione che in molti dei rituali (ancor’oggi praticati) si trovano entrambi gli elementi, sotto diverse forme. Ed ecco che emerge un'altra similitudine con la religione Cattolica: San Giovanni ha fra i suoi elementi proprio il fuoco e l'acqua.

I FALÒ - Fra le ritualità più diffuse, proprio nella notte (del 23 giugno, vigilia) di San Giovanni, c’è quella dei falò (generalmente accesi su alcune montagnole): in origine accesi dai contadini, avevano una funzione purificatrice, e propiziatoria nei confronti del sole, cui si ‘chiedeva’ di rallentare la sua corsa verso le tenebre dell’inverno.

IN FRIULI OGGI - Oggi questi riti vengono ancora praticati nelle Valli del Natisone, dove troviamo il Kries e in Val Resia, con i Kriss, i caratteristici falò di Gniva, località in cui sempre in quegli stessi giorni c’è il lancio delle 'cidule', le ruote infuocate.

NON È PERÒ L’UNICA USANZE CHE VIENE DAL PASSATO - Assieme ai falò in questa occasione (anche detta ‘la notte delle streghe’) si era soliti confezionare il 'Mazzo di fiori di San Giovanni' (in friulano il 'Maç di San Zuan'), alcune di queste erbe (come Iperico, Artemisia, Menta, Salvia, Verbana, Ribes, Mandragora, Rosmarino, Lavanda, Felce) venivano anche gettate nei falò. Ma il mazzetto ‘magico’ veniva anche tenuto sotto il cuscino o portato con sé. In alternativa c’era chi confezionava dei talismani. In ogni caso l’obiettivo era il medesimo: proteggere delle negatività e dalla malasorte.

L’IPERICO - L’Iperico, in particolare, è anche noto come erba di San Giovanni, viene utilizzato come rimedio naturale in diverse circostanze (presenta però anche delle controindicazioni da non sottovalutare, quindi è sempre necessario valutarne l’utilizzo con un erborista esperto). Questi bellissimi fiori gialli, secondo antiche usanze, venivano raccolti soprattutto il 24 giugno, il giorno dedicato a San Giovanni. Questo perché secondo la tradizione, i fiori raccolti in quella particolare notte hanno un ‘potere’ particolare.