Giornata mondiale della prematurità: storia di un supereroe che aveva fratta di nascere
Il 17 novembre è il giorno mondiale della prematurità (World Prematurity Day), per celebrare questa occasione abbiamo ascoltato una mamma che ci ha raccontato la sua esperienza
UDINE – «Quando nasce un bambino prematuro, nascono anche dei genitori prematuri». Ci avete mai pensato? Già, è risaputo che genitori non si nasce, ma avete mai pensato a quanto il mondo e la prospettiva dalla quale lo si guarda si possa modificare nell’arco di un battito di ciglia?
Lo scontro con la vita
Le variabili della vita sono infinite, lei gira, come una ruota. Si sa. Poi si ferma e arriva il nostro turno. Quello di cose belle, quello di cose meno belle. Certo è che nessuno mai si aspetta di dover guardare in faccia il dolore, ma succede. Quando poi non riguarda noi, ma ciò che di più caro abbiamo al mondo, quella stessa sofferenza sembra poterci divorare. Invece no. Ci rialziamo e lottiamo. Vinciamo. E impariamo. Così come ha fatto Michela. Lei non se lo sarebbe aspettato. Come qualsiasi altra mamma, assieme al suo marito si prospettava una gestazione di 40 settimane e ha subito iniziato con i preparativi: la cameretta, il corredino, i pannolini, gli accessori per il piccolino. Ben presto si è dovuta scontrare con una gravidanza a rischio e con ciò che mai avrebbe creduto possibile: una nascita prematura. Emanuele era piccino-piccino, pesava poco più di un chilo e mezzo. Ma era sano e non ha mollato. Oggi che ha 6 anni, è forte e vivace, scherza con mamma e papà ricordando loro che è «un supereroe come flash, perchè non ho avuto pazienza e sono nato prima».
Il giorno mondiale della prematurità
Per Michela (che oggi è felice mamma di due frugoletti) il 17 novembre, il giorno mondiale della prematurità (World Prematurity Day) «è come fosse un compleanno». Ricorda a lei quel dolore ma fa riaffiorare anche le grandi gioie: quei chili presi da Emanuele, i miglioramenti, il giorno in cui finalmente l’ha portato a casa e poi quando si è resa conto a chi assomigliava di più. Ecco che con grande emozione nel raccontare la sua esperienza, dà un unico grande consiglio a chi dovesse trovarsi nella sua stessa situazione: «Chiedete aiuto, non restate sole, informatevi. È fondamentale cercare sostegno nella famiglia, nel proprio compagno, ma anche all’esterno rivolgendosi ad associazioni che si occupano del supporto ai ‘genitori prematuri’» perchè a vedere quella culla vuota a lungo, e ancor di più ad assistere il proprio bimbo costretto in incubatrice nessuno è pronto. Nemmeno i papà. E forse questo molte volte non si ricorda: «solo oggi – ci confida Michela - riconosco la sua sofferenza, ma prima non riuscivo che a vedere la mia».
Imprescindibile quindi il sostegno della rete
Una rete fatta di professionisti, fatta di persone che capaci di aiutare i genitori costretti a vivere un’esperienza così dolorosa. Un’esperienza che coinvolge molte persone e di cui forse si parla troppo poco. Ma a tutto c’è rimedio. Ecco dunque che se passeggiate fra le vie del centro di Udine (dal 17 novembre, per qualche giorno) e se vedete illuminata di viola la loggia di San Giovanni, fate un pensiero a quei piccoli grandi supereroi come Emanuele che impazienti di fare il primo vagito hanno deciso di venire al mondo prima del tempo.