1 maggio 2024
Aggiornato 04:00
La storia

«Nostra figlia non è morta per la depressione»

I genitori di Patrizia Cappellaro fanno chiarezza sui motivi che hanno portato alla prematura scomparsa della giovane: «I malesseri di Patrizia erano causati dai surreni, le ghiandole che regolano il sistema degli ormoni nel corpo umano».

PONTEBBA - «Nostra figlia non è morta per la depressione». I genitori di Patrizia Cappellaro, la 35enne gettatasi da un ponte dell’A23, a Pagnacco, il 27 dicembre, vogliono fare luce su una vicenda che, a loro dire, ha ‘sporcato’ il nome della loro amata figlia.
«I malesseri di Patrizia erano causati dai surreni, le ghiandole che regolano il sistema degli ormoni nel corpo umano. Il loro malfunzionamento influisce sulla pressione, sulle emozioni, sulla stanchezza, sul battito cardiaco e sul peso».

Patrizia avvertiva i sintomi tipici di un malfunzionamento surrenale, ma i medici non hanno voluto darle ascolto. Questo il racconto dei genitori della 35enne: «Le hanno troncato la somministrazione di cortisone di colpo e questo non si dovrebbe fare. Patrizia stava male ed è andata quattro volte al pronto soccorso tra il 24 e il 26 dicembre, a Udine e a San Daniele. L’hanno trattenuta per qualche ora, diagnosticandole una lombalgia. E’ questa la professionalità delle nostre strutture sanitarie?».
Il dolore dei genitori è immenso, soprattutto perché hanno il dubbio che qualcosa in più per la loro figlia, si poteva fare: «Patrizia era un’infermiera, quindi sapeva il fatto suo. Era un'ottima infermiera. Ha chiesto di essere sottoposta a una Tac ma i medici l’hanno dimessa dicendole che si stava inventando tutto. Eppure Patrizia avvertiva bruciore, annebbiamento della vista, inquietudine: nei messaggi ci diceva che sentiva un fuoco dentro, come se il corpo le stesse scappando via».

Patrizia non è riuscita a convivere con questo dolore. Rifiutata dalle strutture di soccorso, il 27 dicembre, nel primo pomeriggio, ha imboccato l’autostrada, probabilmente per dirigersi verso l’ospedale di Tolmezzo. «Quel giorno tutto il Friuli era avvolto da una fitta nebbia, e questo può aver generato in lei ancora più confusione e agitazione – raccontano ancora i genitori –. Patrizia si è fermata in una piazzola di sosta, è scesa dall’auto, ha percorso un tratto di 100 metri, ha scavalcato il guard-rail, è tornata verso l’auto aggrappandosi alle reti esterne e, giunta nel punto più alto, si è lasciata cadere. Chi soffre di malfunzionamenti dei surreni non avverte il senso del pericolo. La nostra Patrizia, purtroppo, non è riuscita a sopportare di non essere stata creduta. La depressione non c’entra nulla».