15 marzo 2025
Aggiornato 18:30
Tre giorni di festa nel giardino del Castello

Mauro Corona a tutto campo, tra montagna, città, profughi e alpini

Lo scrittore di Erto apre la prima edizione di ‘Montagna in città’ dialogando con il sindaco di Udine Honsell. Sull'adunata dice: «Ho fatto il Car a L’Aquila. Sono orgoglioso di essere alpino ma la mia vanità mi porta a Torino per il Salone del Libro». E sui migranti aggiunge: «Facciamoli lavorare in montagna»

UDINE - Arriva puntuale in perfetto stile ‘ertano’: scarponi ai piedi, bandana nera in testa, sigaro e giacca in velluto a coste. Mauro Corona ha aperto la prima edizione della kermesse ‘La montagna in città’, dialogando con il sindaco Furio Honsell e dando lustro alla tre giorni di eventi e incontri organizzati nel piazzale del Castello. Prima di parlare del suo ultimo libro, ‘I misteri della montagna’, Corona non si è sottrae a qualche domanda e  parla a ruota libera del rapporto tra città e montagna, della questione immigrazione e di alpini.

Cosa c’entra la montagna con la città?
«C’entra eccome, perché se la montagna vive (i suoi rifugi, i suoi sentieri, i suoi boschi) è anche grazie alle genti di città e alla loro passione. Non vorrei si cadesse nella vanità di dire che la montagna siamo noi montanari…no, la montagna siamo tutti! Chi è della città ha tutto il diritto di frequentare la montagna, così come io, da montanaro, vado al mare, emozionante come la montagna coricata».

Quindi la gente della città riveste un ruolo fondamentale per le ‘terre alte’.
«Negli ultimi anni è merito della gente di città se certe zone della montagna sono sopravvissute all’annientamento. A Erto, il mio paese che sta crollando, spero vengano persone di città: gli regaliamo le case, così le mettono a posto e accendono la stufa».

A ripopolare i borghi di montagna non potrebbero essere i migranti che ogni giorno arrivano in Italia?
«Quando saremo meno razzisti e xenofobi, li potremo collocare nelle zone di montagna ma senza sfruttarli. Potrebbero pulire boschi e sentieri e aiutare la gente a tagliare la legna. A pagamento però, senza approfittarne».

Come va gestita questa emergenza?
«Il problema è delicato e di difficile risoluzione. Certamente affondare le navi non è nel mio stile. Provocatoriamente posso dire che poichè tutti, a parole, li vogliono salvare questi profughi, perché non andare a prenderli direttamente con la Costa Crociere?».

Questo è il week-end dell’adunata degli alpini a L’Aquila. Una realtà a cui sei molto legato.
«Ho fatto il Car a L’Aquila nel ’70 e poi il resto della naja a Tarvisio. Sono fiero di essere alpino. Sarei andato all’adunata ma c’è il Salone del Libro di Torino, la fiera delle vanità. E quindi, da buon vanitoso e cialtrone, invece di andare a L’Aquila a bere quattro tagli di vino con gli alpini, sarò a Torino a fare il divo. Per questo chiedo venia e spero di rinsavire prima di crepare».