Credito: in Fvg nel 2014 meno prestiti per 6,3 miliardi
Nonostante un incremento dei depositi, la stretta dei prestiti continua a farla da padrone in Fvg. L’incertezza per il futuro blocca gli investimenti e quindi il denaro non circola. La situazione fotografata dal Centro Studi ImpresaLavoro
UDINE – Ci sono sempre più soldi nei forzieri delle banche ma, paradossalmente, diminuiscono in maniera costante i prestiti a famiglie e imprese. Nei primi dieci mesi del 2014 i prestiti del sistema bancario del Fvg sono scesi di 6,3 miliardi di euro, a fronte di un aumento dei depositi di 5,1 miliardi di euro. Lo rende noto un report del Centro Studi ImpresaLavoro, che ha analizzato l’andamento dell’attività bancaria in regione.
PRESTITI IN PICCHIATA – I dati lasciano poco spazio a interpretazioni. Il Friuli si trova ancora immerso in una vera e propria crisi del credito. Come si può osservare scorrendo i numeri, infatti, da gennaio a ottobre 2014, per dieci mesi di fila, non si è mai arrestata la riduzione dello stock di affidamenti nei confronti del sistema delle imprese. Il risultato è che i prestiti concessi alle aziende regionali sono passati dai 16,8 miliardi di fine 2013 ai 9,9 miliardi di ottobre 2014: un calo del 33,6%. Da quanto emerge dalla rielaborazione di ImpresaLavoro su dati Banca d’Italia, il trend negativo è inesorabile: 15,5 miliardi concessi nel gennaio 2014, 14,3 il mese successivo, 13,3 a marzo, 12,5 ad aprile, 11,5 a maggio, 11,2 a giugno, 10,7 a luglio, 14,4 ad agosto, 10,1 a settembre per finire a 9,9 a ottobre.
Sostanzialmente tiene, invece, il credito nei confronti delle famiglie che passa da 10,4 miliardi di fine 2014 ai 9,6 miliardi di fine 2014.
DEPOSITI IN ASCESA - I numeri dei depositi di aziende e famiglie fanno segnare dati opposti: i soldi che le aziende hanno sui propri conti corrente crescono del 51,71% in 10 mesi, passando da 4,7 a 7,3 miliardi, mentre i depositi delle famiglie fanno segnare +15,08%, passando da 17, 6 a 20,6 miliardi. Nessuna di queste risorse risparmiate dalle famiglie, però, riesce ad arrivare al sistema delle imprese.
LA PAURA DI INVESTIRE – La chiave di lettura che il Centro Studi ImpresaLavoro dà ai dati è legata all’incertezza che ancora esiste verso il futuro. I depositi nelle banche sono aumentati, in parte grazie ai trasferimenti effettuati dalla Bce, in parte per l’incremento del risparmio di famiglie e imprese. Proprio i maggiori depositi accumulati sui conti correnti sono spesso il risultato dell’incertezza e della paura nei confronti del futuro: soprattutto le famiglie, infatti, preferiscono «parcheggiare» le proprie risorse in banca piuttosto che investirle, ad esempio, in strumenti finanziari come obbligazioni e azioni, che rappresentano un modo diverso per trasferire risorse dal risparmio privato al sistema delle imprese. Le persone, insomma, non si fidano a consegnare i propri soldi al sistema finanziario, anche se così facendo potrebbero rimettere in moto gli investimenti e quindi l’economia.
Di più: le banche, benché ricche di liquidità, faticano a effettuare nuovi prestiti perché sempre più irrigidite dalle criticità dei crediti già emessi in passato.