23 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Cronaca

Trieste, il Comune chiede una modifica al manifesto: salta la mostra sulle leggi razziali

Shoah: manifesto 'censurato', salta mostra su leggi razziali A Trieste. Liceo, 'Comune ha chiesto modifiche alla locandina'

TRIESTE  - Un'immagine di tre ragazze sorridenti accompagnata dalla prima pagina de 'Il Piccolo', datata 3 settembre 1938, che annuncia la cacciata di studenti e insegnanti ebrei dalle scuole: è il manifesto della mostra 'Razzismo in cattedra', promossa dal liceo Petrarca di Trieste, e che - come riporta il quotidiano 'Il Piccolo' in edicola oggi - è saltata dopo che il Comune ha chiesto che l'immagine venisse modificata. Come sede per l'allestimento - organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi umanistici dell'Università, il Museo della Comunità ebraica e l'Archivio di Stato, a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali - era stata scelta una sala comunale. Ma il giorno fissato per l'inaugurazione, mercoledì scorso, chi si è presentato per il taglio del nastro ha trovato luci spente e porte chiuse.

LE MOTIVAZIONI - A spiegarne il motivo è la dirigente scolastica del Petrarca, Cesira Militello: «Il 31 agosto la referente del progetto viene convocata dall'assessore comunale alla Cultura, Giorgio Rossi, e nel corso dell'incontro le viene chiesto di modificare il manifesto dell'iniziativa. A quel punto ho scritto chiedendo dettagli sulle modifiche, ma non ho ricevuto più risposta, come non ho ricevuto conferma della disponibilità alla co-organizzazione e per questo a ridosso dell'inaugurazione abbiamo inviato comunicazione di rinuncia alla sala». «Chi conosce il mio vissuto - è la replica di Rossi - sa che sono una persona liberale e di fronte alla locandina della mostra, in accordo con il sindaco, ho scelto di muovermi con prudenza e memore di tutta una serie di precedenti» relativi ad altri manifesti di eventi. L'assessore spiega che proposte alternative non sono arrivate dall'istituto e, ribadisce, che «coorganizzare significa condividere le cose e non imporle».