29 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Enti locali

Il caso Monfalcone: Romoli evita le polemiche, Martines le alimenta

Il sindaco di Gorizia definisce le Uti 'necessarie' dopo la scomparsa delle Province. Il consigliere regionale bolla come 'irriverente e propagandistico' il gesto di Cisint

GORIZIA - Lo strappo è stato consumato sabato. Il sindaco di Monfalcone, Anna Cisint, alla guida del centrodestra che ha espugnato il feudo rosso di Monfalcone, ha giustificato la decisione come un atto necessario per «difendere una città che è stata maltrattata sotto diversi punti di vista». Monfalcone, dunque, abbandona l’Uti già orfana di Grado e Fogliano e alza il livello di uno scontro istituzionale che in Fvg non ha precedenti. Ora la parola passerà all’assemblea dell’Uti medesima (Carso Isonzo Adriatico) per la conferma dell’addio monfalconese. Difficile capire quale sarà l’esito; resta il dato di un momento politico che definire preoccupante è un eufemismo.

La spiegazione di Romoli
Esulta il centrodestra (Il segretario regionale della Lega Nord, Massimiliano Fedriga ha parlato di vittoria d Davide che sconfigge Golia); lancia un preoccupato allarme il centrosinistra (l’assessore Panontin ha bollato l’atto come «una strumentalizzazione a danno dei cittadini»). In situazione intermedia si colloca il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, che ha sfidato il centrodestra approvando l’ingresso di Gorizia nelle Uti. «Per capire la decisione della collega Cisint – spiga il primo cittadino di Gorizia – bisogna necessariamente ricordare che lei e la sua nuova maggioranza hanno ereditato l’ok all’ingresso nelle Uti dalla precedente amministrazione. E va anche sottolineato che la precedente amministrazione aveva rinunciato, a mio avviso, a fare esercitare a Monfalcone il ruolo di traino accettando quello assolutamente marginale all’interno dell’Uti stessa». Senza questa premessa, secondo Romoli è impossibile capire il perché della decisione del sindaco di Monfalcone. «Lei – insiste – non aveva mai accettato l’idea di questa eredità pesante, di non conferire cioè a Monfalcone il ruolo che gli spetterebbe. Da qui la decisione di andarsene contro quello che la Cisint ha giudicato un disegno di marginalità». «Sulle Uti – insiste il sindaco di Gorizia - mi sento di dire che una volta abolite le Province, credo rappresentino ancora una soluzione necessaria. Come siano state attuate è però tutto da discutere. La nuova giunta regionale dovrà provvedere a una serie di migliorie per renderle funzionanti». Romoli preferisce, invece, la consegna del silenzio sullo scontro istituzionale. E questo «per evitare ulteriori polemiche».

Martines e 'l'atto irriverente e propagandistico'
Durissima, invece, la reazione del consigliere regionale dem, Enzo Martines, uno tra i più strenui difensori della riforma degli enti locali ribattezzata legge-Panontin, che si è affidato a Facebook per stigmatizzare il sindaco di Monfalcone. «La bravata della sindaco di Monfalcone Cisint e della sua maggioranza – scrive Martines - si presenta come come uno spettro spaventoso sulla storia delle istituzioni della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Un atto amministrativo nullo, quello della delibera di abbandono dell'Uti, nel suo oggetto, propagandistico, irriverente se riferito alla legge e alle istituzioni, appunto. Un atto sovversivo se riferito alla civiltà storica della nostra regione. Di parte, leghista». Per Martines, Monfalcone «non solo compie una sbagliata provocazione, ma anche uno spregio agli interessi generali, sociali del territorio che dovrebbe autorevolmente guidare, con la propria forza morale e politica»
«Oramai – rincara - qualcuno ha fatto passare l'idea che, ci si può fare un baffo delle leggi. Un'idea di politica portata a demolire le regole istituzionali. Un abbraccio alla politica al di fuori delle regole. Cisint solo ora comincia a dimostrare come pensa di fare il sindaco di una importante città del Friuli Venezia Giulia e i nodi vengono drammaticamente al pettine. Ogni sindaco di una regione come la nostra è importante per tutti. Il Fvg può affrontare le sfide del futuro solo se la rete che lo compone, pur nelle differenze, si riconosce nelle stesse regole civili, democratiche e istituzionali. Gli slanci sovversivi minano l'Abc di una nobile convivenza che ci ha sempre distinto, in positivo, da altre regioni e aree del Paese e non solo del Paese. Una cosa sono le lecite prese di posizione politiche, una, le scelte istituzionali fuori dalle regole». (d.pe.)