26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Verso il 10 febbraio

"Salvini a Basovizza compensa una carenza di sensibilità nei vertici dello Stato"

A sostenerlo sono Renzo Codarin e Manuele Braico, rappresentanti degli esuli giuliano-dalmati. "La Repubblica è assente con le sue figure apicali alla commemorazione ufficiale di Roma - denunciano - e alla cerimonia in Fvg"

TRIESTE - Il mondo degli esuli istriani, fiumani e dalmati ha atteso invano un segno di sensibilità istituzionale e di patriottica vicinanza da parte della Repubblica italiana in occasione del prossimo 10 febbraio, settantesimo della firma di quel Trattato di Pace che sancì la sconfitta italiana nella Seconda guerra mondiale. «Quella guerra fu persa dall’Italia nella sua interezza, ma furono gli italiani del confine orientale a pagare lo scotto maggiore - scrivono i rappresentanti degli esuli, Renzo Codarin e Manuele Braico, in una nota - videro le proprie province strappate alla Madrepatria e annesse alla Jugoslavia, dopo che il regime nazionalcomunista di Tito aveva epurato i vertici della comunità italiana autoctona in due ondate di massacri nelle foibe e di deportazioni (settembre-ottobre 1943 e maggio-giugno 1945). Alle violenze seguì l’esilio, all’esilio fece seguito l’amarezza di vedere i propri beni nazionalizzati e usati dallo Stato italiano per pagare il debito di guerra con Belgrado, dopo le promesse di equo indennizzo venne un’attesa che ancora dura»

«In una ricorrenza così significativa come i 70 anni dall’imposizione di quel severo diktat - aggiungono - riscontriamo altresì che lo Stato non riunisce più il tavolo di lavoro Esuli-Governo e si appiglia a cavilli burocratici per non versare i finanziamenti alle nostre associazioni che una legge prevede (ci sono anni di arretrati da saldare) affinché svolgano attività di testimonianza, ricerca storica e approfondimento della storia e della cultura italiana nell’Adriatico orientale. La Repubblica è assente con le sue figure apicali alla commemorazione ufficiale di Roma e alla cerimonia di Basovizza, laddove in tutta Italia continuano a godere di spazi pubblici gli interventi di sedicenti storici che espongono tesi giustificazioniste e negazioniste nei confronti delle tragedie patite dal popolo giuliano-dalmata».

«Di fronte a queste sconcertanti assenze - concludono Codarin e Braico - accogliamo volentieri Matteo Salvini alla cerimonia della Foiba di Basovizza e saremmo lieti di averlo poi ospite presso una delle nostre sedi per fargli sentire dalla viva voce degli esuli e dei loro discendenti la testimonianza della nostra storia e delle nostre tragedie. Lieti di fare altrettanto con tutti quei leader politici nazionali che ci degneranno della loro attenzione, restiamo in fiduciosa attesa di vedere anche il presidente Mattarella venire in visita al Monumento nazionale della Foiba di Basovizza, luogo simbolo del martirio di tantissimi connazionali»