30 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Il pensionato triestino accusato di tentato omicidio

Leopoldo Bon non voleva uccidere, sostiene la difesa. Deteneva legalmente cinque armi da fuoco

I dati in regione per il possesso di pistole e fucili a uso sportivo: presenti in quasi 10 mila case nel’Isontino

MONFALCONE - Leopoldo Bon ha sparato per spaventare, non per uccidere. Questa la difesa del suo legale Maurizio Rizzatto contro l’accusa di tentato omicidio. Il 66enne pensionato triestino, ex docente universitario di Fisiologia a Modena, aveva sparato quattro colpi contro un gruppo di ragazzi nel cortile condominiale di via Punta Barene 5, a Marina Julia, perché infastidito dai loro schiamazzi. Uno dei giovani, il 18enne romeno Patrick Tudorel, è rimasto ferito al costato da una scheggia di bitume, e fortunatamente non si trova in condizioni serie. In attesa dell’udienza preliminare il giudice ha comunque disposto la reclusione di Bon nel carcere di Gorizia.

La difesa
Rizzatto depositerà un ricorso al tribunale contro la misura cautelare ordinata dal gip Sabrina Cicero. L’avvocato insiste sull’assenza di precedenti del suo assistito, che sostiene di non aver sparato con l’intenzione di uccidere. Al contrario, avrebbe puntato l’arma in aria e non si è ancora dimostrato che la pallottola non sia caduta dall’alto. A questo proposito è stata richiesta una perizia. L’ex docente era in possesso di un porto d’armi a uso sportivo perché praticava la disciplina del poligono da tiro a volo. Un tiratore esperto, quindi, che se avesse voluto colpire davvero i ragazzi avrebbe avuto le abilità per farlo.

Un appassionato di armi da fuoco
La pistola era regolarmente detenuta nell’appartamento dell’imputato: una Walther calibro 7,65. Rinvenute e legalmente dichiarate anche diverse altre armi: una pistola automatica Fas per uso sportivo calibro 22, un’automatica Sig-Sauer calibro 9, un fucile sovrapposto Beretta, un secondo fucile Diana e una carabina Steyr Mannlicher, oltre a una Walther ad aria compressa. Tutte venivano impiegate nel tiro a volo (che consiste nel colpire un bersaglio in volo con un’arma da fuoco).

La diffusione delle armi nel territorio
I dati riguardanti il possesso di armi nel territorio è significativo. La Questura ha registrato nell’ultimo anno 9.623 denunce di detenzione di canne lunghe in Provincia, e di questi 787 sono i cittadini residenti nell’Isontino che impiegano l’arma per cacciare, mentre 909 appunto praticano il tiro a volo.
Riassumendo, le statistiche affermano con certezza che il 6,7% della popolazione locale ha familiarità con i proiettili.