Artisti di strada: da Osgemeos a Blue, da Alice Pasquini a Francisco Bosoletti
La Street Art è parte del DNA artistico di molti giovani che avvertono l’esigenza di disporre di una forma di espressione che li aiuti ad arrivare ovunque e a chiunque.
Il cielo sulla testa, nessun soffitto di un antico palazzo che ospita un museo, eppure intorno a noi tante mura dipinte che fanno da tela a quadri bellissimi che ci parlano e ci raccontano l’anima di un artista anche mentre andiamo al lavoro o torniamo a casa. Lo sguardo cade all’improvviso su una macchia di colori, mettiamo a fuoco e proprio lì, davanti a noi, si erge un muro che ha tutto un altro significato. Ecco cos’è la street art, che nasce nei ghetti newyorkesi negli anni ‘70 e si impone come importante forma di espressione e approccio all’arte. Da ufficioso ramo della pittura canonica, si diffonde e semina proseliti che diventano grandi artisti, riconosciuti e chiamati a presentare mostre dei loro lavori che sono diventati veri e propri capolavori.
Tra i nomi più contesi e famosi spicca quello di Osgemeos, un duo di gemelli brasiliani che hanno fatto della street art la loro ragione di vita. Dà importanza a questo tipo di street art anche la fondazione Pirelli Hangar Bicocca che nasce nel 2004 proprio per promuovere l’arte contemporanea e offrire un vastissimo spazio espositivo ad artisti conosciuti e non. Invita Osgemeos in occasione dell’edizione inaugurale del nuovo programma Outside the Cube proprio dedicato alla street art. Questo duo è legato non solo da una stretta parentela, ma anche dalla forte ispirazione al folklore sudamericano che si lega anche a temi onirici in cui vengono rappresentate improbabili figure surreali che, senza volerlo fare velatamente, rappresentano una critica sociale. Quello che colpisce è l’uso del colore giallo, presente in ogni opera del duo, un colore da cui affermano di non poter prescindere per dipingere la vita.
L’Italia, invece, dà i natali a Blu, uno street artist definito dall’inglese The Guardian tra i migliori artisti di strada del mondo. Nato a Bologna, lavora sui muri di Roma, Londra, Berlino e vola oltreoceano per arrivare a dipingere a Los Angeles e in Sud America. In una tappa dei suoi viaggi in giro per il mondo, si ferma in un meraviglioso paesino del sud Italia, già famoso per le bellissime ceramiche, e lo arricchisce con i suoi lavori in occasione del Fame Festival. È a Grottaglie infatti che realizza una delle sue opere più conosciute e irriverenti e che ancora oggi si possono ammirare. Una vera denuncia contro il problema dell’inquinamento che interessa quella zona in particolare: grandi facce di umanoidi che guardano il cielo con i loro nasi all’insù, drammaticamente trasformati in lunghe e minacciose ciminiere.
Il nostro Bel Paese regala alla street art altre eccellenze che si affermano oltre i confini dello stivale. È il caso di Ozmo, un artista che fa della sua arte uno strumento di denuncia politica. Dal fumetto passa al writing e, come Blu, arriva oltreoceano a catturare l’attenzione del New York Times che pubblica un articolo su una sua installazione all’ex mattatoio al Testaccio di Roma. Conosciuta anche in Russia, la sua arte approda a Londra nel 2011 con l’opera Big Fish eat Small Fish e nel 2012, dalla terrazza del museo d’arte contemporanea di Roma, si esibisce nella realizzazione di un’opera su un muro di 20 metri e che oggi fa parte della collezione permanente del museo.
E i nomi italiani non finiscono qui. Alice Pasquini, vanta una collezione di biglietti aerei che l’hanno portata dall’Australia agli Stati Uniti e che l’hanno fatta conoscere ai passanti e agli amatori di Mosca, Parigi, Berlino, Copenaghen, Londra e Roma. Scenografa e illustratrice, Alice Pasquini guarda in particolar modo al mondo femminile e si fa ideatrice di un festival di arte urbana e contestuale, il CVTà Street Fest che dirige a Civitacampomarano, in provincia di Campobasso, un borgo a cui l’artista è legata da un affetto familiare che utilizza come luogo suggestivo e che diventa il palcoscenico delle sue scenografie. Colora gli spazi, i muri, le porte e i portoni abbandonati di un piccolo centro che si è quasi completamente svuotato, gli restituisce vitalità e vivacità. Una manifestazione che si è svolta in quattro giorni, a cui hanno partecipato sei artisti che hanno lavorato con la costante ed entusiasta presenza della gente del borgo, orgogliosa di vedere vecchi muri scalcinati tornare a nuova vita.
Perché questa è in fondo la street art, un viaggio personale dell’artista che si racconta e trasforma il suo pensiero rendendolo fruibile a chiunque. Alice Pasquini invita a lavorare con lei Gola Hundun, classe 1982, che nasce a Cesena ma vive e lavora a Barcellona. Traduce in colori temi come l’ecologia, il ritorno alla terra e alle origini e la spiritualità. Le sue opere sono fatte anche di materia, piante, tessuti e luci e le porta in giro per il mondo, raggiungendo Russia, Stati Uniti, Giappone e addirittura Kazakistan e Palestina.
Argentino di nascita è invece Francisco Bosoletti, anche lui invitato da Alice Pasquini insieme a Maria Pia Picozza e Alex Senna, brasiliano di nascita che racconta della povertà del suo paese con uno sguardo infantile che si spiega in raffigurazioni di palloncini, cuori, uccelli e note musicali.
Insieme a loro, in questo contesto anche Nespoon, un’artista polacca che si distingue per i merletti che disegna sui muri traendo ispirazione da diverse tradizioni, per un ancestrale bisogno di tradurre in immagine quell’armonia che noi tutti andiamo cercando.
La Street Art è parte del DNA artistico di molti giovani che avvertono l’esigenza di disporre di una forma di espressione che li aiuti ad arrivare ovunque e a chiunque.