5 per mille? Donalo agli artisti depressi: il video cult
Un collettivo di giovani creativi si è divertito a ironizzare sulla campagna per l'8 per mille alla Chiesa cattolica. Il risultato è un video divertente che sta spopolando in Rete. Guardare per credere
Maggio, si sa, è tempo di 730, e puntuale come ogni anno arriva lo spottone «Chedilo a loro» con cui la Chiesa prova a convincere gli italiani a destinare l'8 per mille alle sue attività, in teoria caritatevoli. In realtà, sappiamo bene che la Chiesa cattolica spende per opere di carità, in Italia e all'estero, solo un quinto del totale che incassa grazie alle dichiarazioni dei redditi. Il resto viene utilizzato per gli stipendi ai religiosi (circa un terzo di tutti i suoi fondi), edilizia e altro.
Eppure i costosissimi spazi pubblicitari, i cartelloni sparsi un po' ovunque e i poster nei luoghi di culto fanno leva proprio sulle opere di bene – pur importantissime – con cui preti e suore hanno salvato centinaia di persone in tutto il mondo. Fortuna che c'è chi si è divertito a scherzarci un po' su. Per sorridere, e per alleviare appena le sofferenze di tutti noi che dovremo presto mettere mano al portafoglio.
Il video (interamente a costo zero) scritto e prodotto dalla visual factory Kinedimorae, che sta spopolando in Rete, ironizza sul triste destino dei poveri artisti, intesi in senso lato, costretti a «vendersi» per pochi euro pur di sbarcare il lunario. Etoile che accettano di danzare per la tristissima pubblicità di una banca, giallisti che cedono alla scrittura (pochissimo creativa) del nuovo spot di un noto assorbente, e così via.
«Non abbiamo resistito a fare una parodia del 5 per mille. La nostra chiede di fare beneficenza per sostenere i giovani artisti depressi – raccontano gli ideatori –. Il punto non è dare soldi agli artisti, ma ai bar e ristoranti, dal momento che gli artisti italiani hanno sempre fatto i camerieri come secondo lavoro per mantenersi».
Insomma, chiediamolo a Laura, Riccardo, Giorgio, Thomas e a tutti i creativi depressi e stanchi di fare lavori sottopagati e di scarsissima qualità. Una parodia divertente che, nelle intenzioni dei suoi autori, vuole sensibilizzare «l'opinione pubblica sull'impossibilità, sempre più frequente nel nostro Paese, di dare valore all'arte vera e evidenziare come il mondo della comunicazione stia continuando nella direzione sbagliata, svilendo gli artisti/creativi che hanno studiato e dedicato un'intera vita al loro sogno».