19 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Calcio | Nazionale

I torti dell’Uefa e le colpe del Milan

Infuria la polemica tra i tifosi rossoneri: accanimento da parte dell’Uefa o sentenza giusta? Analizziamo le ragioni delle due parti e tutti i vari punti di vista.

Han Li, Yonghong Li e Marco Fassone
Han Li, Yonghong Li e Marco Fassone Foto: ANSA

MILANO - Addio all’Europa. O almeno arrivederci a presto. Quanto presto è tutto da stabilire. Potrebbe essere molto presto, già a settembre, se il tribunale del Tas di Losanna accogliesse il ricorso del Milan e venisse rigettata la sentenza dell’Adjudicatory Chamber dell’Uefa, o tra un anno, quando si spera la dirigenza rossonera avrà rimesso a posto conti e soprattutto dato un volto nuovo alla proprietà del club di via Aldo Rossi. Nelle ultime ore della giornata di ieri si era addirittura sparsa la terroristica voce di squalifica shock ai danni del Milan: l’esclusione dalle coppe europee per due anni anzichè uno. Ipotesi che per fortuna è stata subito smontata pezzo pezzo e infilata nuovamente nel cassetto degli spifferi malefici.
Il day after del processo davanti alla commissione giudicante di Nyon è tutto un florilegio di commenti, un vivace scambio di opinioni tra colpevolisti e innocentisti. Tra chi «l’Uefa ha fatto bene a stangare il Milan» e chi invece «è stata solo una sentenza politica, il Milan non meritava la squalifica».

Ha ragione il Milan
Cerchiamo di fare luce su questo folto ginepraio di analisi, deduzioni e dottrine di pensiero. Negli ultimi giorni si è scatenata tra i tifosi rossoneri una sorta di battaglia nei confronti dell’Uefa, colpevole di un presunto accanimento nei confronti del club di via Aldo Rossi. Un ragionamento che ha una sua validità, confermata anche da illustri opinionisti come il giornalista economico Marco Bellinazzo de Il Sole 24 Ore: «Per il caso Milan, l’UEFA ha modificato l'assetto normativo del Fair Play Finanziario. Finora le regole del FPF si sono concentrate sul rendimento economico del club, le entrate e le uscite per dirla banalmente. La valutazione su quella che è la solidità economica e l'affidabilità della proprietà è una valutazione che non dovrebbe essere presa in considerazione. Per intenderci, in passato si è passati sopra a situazioni ben più gravi, tra cui anche l’Inter nel 2015. L'Uefa sta esprimendo un giudizio non giuridico sul Milan ma un giudizio politico. E allora perchè non lo fa anche per il PSG?».
La verità è che non era mai accaduta una cosa del genere: giudicare un club dalla presunta solidità della proprietà e non dei bilanci. Un inedito assoluto.
Una teoria cavalcata con vigore e partecipazione dal popolo rossonero che ha preso d’assalto le bacheche social dell’Uefa al grido di #respectequity4acmilan, hashtag che ha spopolato sul web nelle ultime ore.

Ha ragione l’Uefa
Poi però c’è l’altra faccia della medaglia, quella che prende in considerazione le ragioni di Nyon. E inevitabilmente si arriva alle dolenti note. È vero che, attendendosi rigidamente alle regole del Financial Fairplay, l’Adjudicatory Chamber avrebbe dovuto sanzionare il Milan in maniera diversa, quindi secondo i dettami del settlement agreement, ma è altrettanto innegabile che l’Uefa stia chiedendo all’ad rossonero Fassone da oltre 6 mesi di chiarire la posizione dell'azionista di maggioranza del club. Una richiesta che tra l’altro avrebbero dovuto legittimamente fare prima di tutto i tifosi rossoneri, se non altro per sapere in che mani si fosse capitati.
Invece Fassone ha reiterato il suo silenzio e per la quarta volta, dopo le prime due riunioni per discutere del voluntary agreement e quella relativa al settlement, ha mantenuto il riserbo e questa coltre di mistero su Yonghong Li. Ed è solo per questo che l'Uefa ha punito il Milan. A pesare sull’ennesima sentenza negativa, infatti, sono stati soprattutto i dubbi sul presidente rossonero, oltre al fatto che, da novembre ad oggi, non ci siano stati passi in avanti nella questione che riguarda il rifinanziamento del debito con Elliott.
Eppure sarebbe bastato solo fare chiarezza, tra l'altro una spada che Fassone ha sempre brandito con orgoglio parlando di trasparenza. Ecco, il rispetto per l’Ac Milan i tifosi rossoneri dovrebbero forse pretenderlo, oltre che dall’Uefa, anche da chi dirige il club dall’aprile scorso: dov'è la trasparenza tanto pubblicizzata visto che da più di un anno ancora aspettiamo di sapere chi sia il presidente del club e da dove arrivino i suoi soldi?