24 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Calcio

Milan: l'inadeguatezza di Gattuso nel momento topico dell'anno

Il tracollo rossonero in Coppa Italia lancia inquietanti messaggi in vista del futuro

Gennaro Gattuso, allenatore del Milan
Gennaro Gattuso, allenatore del Milan Foto: ANSA

MILANO - Il Milan esce con le ossa rotte, fracassate, frantumate dalla finale di Coppa Italia contro una Juventus sempre più cannibale, una squadra che dà sempre l'impressione di essere avanti anni luce rispetto alle rivali, almeno in campo nazionale. Merito di una società solida, di un fatturato migliore degli altri (grazie ai risultati, però, non piovuto dal cielo) e di un allenatore superlativo, cacciato in malo modo da Milanello a gennaio del 2014 e capace di inanellare una serie di traguardi da far rabbrividire anche i mostri sacri della panchina, da Capello a Guardiola, da Mourinho a Zidane. Loro hanno vinto anche la Coppa dei Campioni, è vero, ma le due finali negli ultimi quattro anni, i 7 scudetti consecutivi e le 4 Coppe Italia di fila portati a casa dal tecnico livornese da quando ha assunto la guida tecnica della Juventus sono risultati che lo collocano automaticamente nell'olimpo del calcio, alla faccia di chi al Milan lo rimbrottava per i capelli pettinati malamente.

Lacune

Ai rossoneri oggi manca tutto ciò che invece ha la Juventus: manca quel dna di coppa che un tempo era il fiore all'occhiello del club, mancano calciatori con gli attributi e la mentalità vincente, manca poi un allenatore importante, un leader in panchina che non si distingua solo per urlacci e grinta, ma anche per la gestione dei momenti e delle situazioni. Tutte caratteristiche che Gennaro Gattuso non ha, almeno adesso; forse le avrà in futuro, di certo il Milan ne ha bisogno oggi. Gattuso è arrivato al Milan dopo discutibili esperienze in Svizzera, a Palermo , in Grecia, dopo due anni burrascosi a Pisa tra serie C e serie B e dopo qualche mese alla guida della Primavera milanista, così come dalle giovanili arrivavano Filippo Inzaghi e Cristian Brocchi, così come grandi esperienze al timone di grandi squadre non avevano nè Mihajlovic e nemmeno Montella, per non parlare di Clarence Seedorf, sbattuto in panchina il giorno dopo aver smesso col calcio giocato. Cacciato Allegri come l'ultimo dei fessi, il Milan non è stato in grado di portarsi a casa un allenatore che avesse già esperienza ed una mentalità vincente da trasmettere ai calciatori e da applicare sul campo; i tentativi con Ancelotti, Emery e Conte sono miseramente naufragati dai rifiuti dei diretti interessati nell'ultima penosa era berlusconiana, mentre l'ultimo corteggiamento allo stesso Conte è stato interrotto dal frettoloso rinnovo di contratto a Gattuso che si è rivelato del tutto inadeguato nella gestione dei momenti decisivi della stagione: il Milan è scoppiato fisicamente nella fase topica della stagione, nelle due gare contro l'Arsenal (le uniche di una certa complessità in Europa quest'anno) la squadra è apparsa timida ed impaurita, soprattutto all'andata a San Siro, e nella finale di Coppa Italia si è sciolta come neve al sole dopo la prima rete della Juventus, implodendo poi su sè stessa con altri tre gol palesemente regalati ai campioni d'Italia. Doveva essere la finale della coppa del mondo, stando alle parole di Gattuso in conferenza stampa, ma la gara dell'Olimpico è apparsa invece, almeno per 35 minuti, un'amichevole estiva fra una squadra professionistica ed una assemblata alla bene e meglio. Il Milan non ha perso la Coppa Italia per colpa di Gattuso, bravo anzi a portare i rossoneri sino alla finale, ma i limiti del tecnico calabrese stanno inevitabilmente venendo fuori e a farne le spese è una squadra ancora alla ricerca di una vera identità.