19 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Calcio | Nazionale

Chi è davvero Yonghong Li? Prende forma l’ipotesi più sensata

Il grande clamore suscitato dall’ennesima inchiesta sull’acquisizione del Milan ha riportato a galla tutti gli interrogativi sull’imprenditore cinese.

Berlusconi e Yonghong Li ad Arcore il giorno delle firme
Berlusconi e Yonghong Li ad Arcore il giorno delle firme Foto: ANSA

MILANO - «A Milano è tutto tranquillo, perché in ogni caso i soldi sono arrivati e Li ha rispettato tutti gli impegni». È con questa frase che si chiude l’indagine pubblicata oggi dal Corriere della Sera e firmata da Milena Gabanelli e Mario Gerevini sul Milan e sul suo proprietario Yonghong Li. Parole rassicuranti, ma anche inquietanti perchè in realtà continuano a celare più di qualche dubbio sulla reale entità del misterioso numero uno rossonero. Sul suo conto e sulla reale affidabilità dell’imprenditore cinese si è espresso Marco Samaja, capo di Lazard Italia, advisor di Fininvest nell’operazione di cessione dell’Ac Milan: «Non abbiamo riscontrato nulla di pregiudizievole a carico di mister Li Yonghong che dispone di adeguate risorse finanziarie per realizzare l’operazione».

Garanzia Rothschild
Oggi però scopriamo che le garanzie esibite dall’uomo d’affari cinese sono tutte riconducibili ad una sua società-cassaforte che era già da tempo insolvente. La domanda però è legittima: come è riuscito a farla franca a dispetto di tutti i controlli avvenuti prima, durante e dopo? Yonghong Li si è avvalso addirittura della banca Rothschild come consulente. Ed è proprio da Rothschild, dove è vicepresidente della controllata inglese, che arriva il consigliere di amministrazione del Milan Paolo Scaroni, ex numero uno di Eni ed ENEL nonchè buon amico di Berlusconi.

Galliani rassicura
Anche Adriano Galliani, naturalmente parte in causa nell’operazione, si è adoperato per confermare il buon nome del nuovo presidente del Milan. Intervenuto a Mattino Cinque, ex ad rossonero ha dichiarato: «Yonghong Li ha investito 740 mln per comprare il Milan. Noi eravamo assistiti da un advisor molto importante e da un grande studio legale, così come Yonghong Li. Non solo ha comprato il Milan, ma sono accadute anche tre cose importanti: innanzitutto a giugno ha presentato le credenziali alla Lega calcio ed è stato approvato. Seconda cosa: il fondo Elliott ha prestato a Mr.Li oltre 300 milioni di euro, quindi avranno fatto le loro verifiche. Infine, in estate è stata fatta una campagna acquisti faraonica da oltre 200 milioni di euro, quindi dando tutte le garanzie e le fidejussioni che le norme italiane prevedono. Io non conosco la realtà cinese, ma uno più uno più uno fa tre e tutte le cose finora sono andate in quel senso».

Chi controlla?
E a questo proposito sarebbe curioso scoprire che ruolo potrebbero aver avuto la Lega Italiana e la Covisoc, le istituzioni che avevano il compito di controllare i conti di Yonghong Li e le famose credenziali di cui oggi si parla tanto nel momento ha acquistato il Milan. Anche perchè il club di via Aldo Rossi è stato iscritto regolarmente al campionato. Forse sarebbe arrivato il momento di farle vedere queste credenziali, anche perchè altrimenti ci ritroveremo a parlare di qualcosa che nessuno ha mai visto e di cui si continua solo a sentire parlare. Se però queste carte ancora non vengono fuori sorge il dubbio che questo patrimonio non sia così cospicuo. 

Tre opzioni
Una cosa è certa: Yonghong Li si è presentato all’acquisto dell’Ac Milan, pagato 740 milioni di euro, con un patrimonio «garantito» di appena 500 milioni di euro. Senza soci, senza partner, senza finanziatori. Un’ipotesi francamente improbabile. 
Ed ecco il punto. L’inchiesta sul proprietario del Milan, firmata questa mattina dal duo Gabanelli-Gerevini, si chiude con un interrogativo essenziale. A questo punto i casi sono tre. 1) Li è realmente molto ricco, finora ha tenuto nascosto il suo vero tesoro che forse non può far emergere, e non paga i debiti perché è distratto. 2) Ha fregato tutti ed è un mitomane. 3) Si è prestato a interpretare la parte in un gioco più grande di lui nel quale i soldi e le garanzie non sono suoi. 

Pezzo di storia
Ci sentiamo di escludere con discreti margini di ragionevolezza le prime due opzioni. Resta la terza che è quella che il Diario Rossonero ha sempre cavalcato: Yonghong Li non ha lo spessore e l’autorevolezza per essere il proprietario del Milan (come testimoniato anche dalle sue esigue e francamente poco gratificanti apparizioni pubbliche), probabilmente dietro di lui c’è qualcuno di molto grosso che per ragioni ancora non ben definite non può venir fuori. Potrebbe trattarsi di qualche grosso imprenditore cinese messo alle corde dalla stretta del governo di Pechino sull’esportazione di valuta all’estero. 
Di sicuro il club rossonero non rischia di finire all’asta si Taobao, come ipotizzato dall’inchiesta della Gabanelli. Il Milan è un pezzo di storia del calcio mondiale e come tale va considerato ed adeguatamente rispettato. Da tutti.