28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Calcio | Nazionale

Gattuso-Milan: il doppio rischio, la speranza e lo scenario futuro

Mentre Rino rivendica la competenza per sedersi con dignità sulla panchina rossonera, si fa strada il duplice rischio collegato alla scelta di Fassone e Mirabelli: da un lato il pericolo di bruciare l’ennesimo allenatore emergente, dall’altro privare i giovani della Primavera di un tecnico che stava facendo così bene.

Il neo allenatore del Milan Rino Gattuso
Il neo allenatore del Milan Rino Gattuso Foto: ANSA

MILANO - «Io sono pronto, sono nato pronto». Potrebbe essere questo il manifesto del Gattuso-pensiero, ciò che emerge dalle sue parole - un fiume di 59 minuti - della sua prima conferenza stampa da allenatore del Milan, ma soprattutto dai suoi sguardi che inceneriscono, con quegli occhi piccoli e neri che mettono in soggezione gli interlocutori. 
È pronto a caricarsi sulle spalle l’ingrato compito di ancora di salvezza del nuovo Milan, perchè il pensiero di essere a Milanello solo di passaggio non lo sfiora neppure: «Avrei potuto pensarlo se fossimo a 4 partite dalla fine del campionato, mi suona strano invece con 72 punti a disposizione. Non lo dico io, lo dicono le partite che mancano».

Quanta diffidenza
Nei suoi confronti c’è diffidenza, inutile negarlo, ma anche da questo punto di vista Rino Gattuso è uno che affronta di petto i denigratori e li sbriciola sotto la forza delle sue idee: «Penso di avere le caratteristiche giuste per fare questo lavoro, sono andato in giro per l'Europa per 4 anni e ho fatto esperienza in campionati diversi. Mi viene da ridere quando mi danno dell’allenatore esordiente. Ma non mi dà fastidio la prevenzione, anche quando facevo il calciatore ero etichettato come uno scarpone. Io la fortuna me la sono cercata, sapevo quello che erano i miei limiti e ci ho giocato, mi sono allenato più degli altri. E' durata 18 anni questa cosa, non mi scandalizza più». 

Non solo cuore e grinta
Su una cosa però Rino Gattuso non sembra disposto a transigere. Lui non è un uomo solo passione, cuore e grinta e rivendica la sua competenza tecnica e tattica: «Certo, mi sembra anche riduttivo ogni volta parlare solo di questo in 17 anni di carriera. È vero che  sono sempre state le mie doti principali, quello spirito che mi porta a non voler perdere nemmeno contro mio figlio a calcetto, però non si può racchiudere Gattuso solo a questo. Io sono passato a Coverciano, ho studiato, non me l’hanno regalato il tesserino. Le partite non si preparano solo con cuore e grinta, ma anche con competenza, attenzione alla tecnica e alla tattica».

La speranza rossonera
Restano però le perplessità. In fondo ai cuori del popolo rossonero cova la speranza di vedere Gattuso trasformarsi da bruco in farfalla e imitare il percorso che ha seguito Simone Inzaghi alla Lazio e che l’ha portato ad essere uno dei giovani allenatori italiani più apprezzati dell’intero panorama nazionale. Ma la paura di assistere ad un Seedorf bis, a un Inzaghi (Filippo) bis e a un Brocchi bis purtroppo è scolpita nell’animo inquieto di tutti i tifosi del Milan. Perchè è evidente che se la scelta di Fassone e Mirabelli di promuoverlo alla guida della prima squadra dovesse fallire, come accaduto ai suoi predecessori, sarà poi difficile riportare Rino a gestire i giovani del Vismara. Con il duplice e deprecabile rischio all’orizzonte di bruciare l’ennesimo giovane talento della panchina e nello stesso tempo privare i ragazzini della Primavera di quella guida tecnica che, dopo un inizio difficile, ha portato i ragazzi rossoneri ad un passo dalla vetta. La speranza è che la scelta della dirigenza rossonera rappresenti un rischio calcolato. Alla peggio, Ringhio potrebbe sempre fare il secondo di Conte l’anno prossimo. Allora si ne vedremmo delle belle.