19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Calcio

Montella, Bacca, Kalinic ed un paradosso tutto milanista

L’attacco del Milan è desolatamente sterile, l’allenatore in totale confusione ed i nostalgici del colombiano in costante aumento. Ad emergere, inoltre, non sono solo le difficoltà attuali dei rossoneri, ma anche un curioso particolare che rende ancor più grottesco l’andamento di una squadra che appare anche peggiore di quella di un anno fa

Carlos Bacca e Vincenzo Montella in un'istantanea milanista del campionato 2016-2017
Carlos Bacca e Vincenzo Montella in un'istantanea milanista del campionato 2016-2017 Foto: ANSA

MILANO - Il Milan 2017-2018 continua a faticare, continua a non vincere le partite importanti e continua a veleggiare a metà classifica nonostante quasi 240 milioni spesi in estate per rinforzare un organico che l’anno scorso è arrivato sesto per il rotto della cuffia e in gran parte grazie al suicidio di Inter e Fiorentina. Vincenzo Montella, confermato alla guida dei rossoneri, sta pian piano bruciando quella fiducia che la nuova dirigenza gli aveva accordato, lasciandolo alla guida della squadra nonostante la rivoluzione tecnica ed il cambio di proprietà, e le voci su un suo possibile esonero (più a giugno che a stagione in corso) proseguono a non finire.

Al posto giusto nel momento sbagliato

E’ in particolar modo l’attacco del Milan a destare incredulità: 38 milioni di euro spesi per acquistare Andrè Silva che gioca pochissimo e che è ancora fermo a quota zero reti in serie A; 25 milioni spesi per acquistare Kalinic (25 milioni!) che di buttare la palla in rete non ci pensa neanche lontanamente, oltre a non aiutare nemmeno la squadra come tanto declamava Montella in estate. Cocciuto come non mai, il tecnico milanista lodava le doti di sacrificio e sapienza tattica del croato: «Kalinic non è un goleador, ma è una punta utilissima, fa il lavoro sporco ed è una manna per i compagni di reparto». Un film che al Milan non è stato ancora mai proiettato e Kalinic è divenuto il bersaglio preferito dei tifosi che gli rimproverano una sterilità imbarazzante sotto porta. Ad emergere, poi, è un dato curioso che avvicina il Milan attuale a quello della scorsa stagione: oltre alle critiche a Kalinic, infatti, i sostenitori rossoneri si stanno schierando in unità sempre maggiori dalla parte di quel Carlos Bacca, vituperato ed insultato a più non posso l’anno passato e che, conti alla mano, a questo stesso punto della scorsa annata aveva messo a segno in campionato 6 reti, ovvero più di quante ne abbiano realizzate ad oggi Kalinic, Andrè Silva e Cutrone.

Ruoli invertiti

E la stranezza, oggi, è proprio che il colombiano, un finalizzatore, uno che pensa solo a sé stesso senza aiutare i compagni e senza partecipare alla manovra, sarebbe stato paradossalmente più utile quest’anno in cui il Milan non è per nulla organizzato e non fa arrivare neanche un pallone alle punte, rispetto alla scorsa stagione quando Montella aveva dato una precisa impronta alla sua formazione e quando, ironia della sorte, sarebbe servito più Kalinic, bravo a lavorare coi colleghi e perfettamente inserito in un ruolo di operaio della fabbrica, di corista. Nessuno dirà mai come sarebbero andate le cose a parti inverse, ma la sensazione è che Kalinic nel Milan 2016-2017 avrebbe dato una notevole mano ad una squadra che sapeva cosa fare e che si muoveva perfettamente in campo pur con tutti i suoi limiti strutturali, gestita da un allenatore con le idee chiare, mentre Bacca nel Milan 2017-2018 avrebbe probabilmente aiutato i rossoneri nella confusione generale che regna nei 90 minuti di gioco, svolazzando qua e là in area di rigore e traducendo in gol le poche e casuali occasioni a disposizione. Che i due attaccanti abbiano indovinato il luogo ma sbagliato il tempo? I tifosi del Milan si augurano di no, ma ad oggi i numeri ed i fatti sono impietosi.