19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Tennis | US Open 2017

Stephens trionfa a New York. Keys travolta in due set

A New York arriva la prima gioia in uno Slam per la Stephens, che completa così la rimonta dopo l'infortunio al piede sinistro, che l'aveva fatta sprofondare al numero 957 del mondo.

Sloane Stephens e Madison Keys si abbracciano dopo la finale agli US Open 2017
Sloane Stephens e Madison Keys si abbracciano dopo la finale agli US Open 2017 Foto: ANSA

NEW YORK - Sloane Stephens è la trionfatrice ali Us Open femminili che si sono conclusi sul cemento di Flushing Meadows. In una finale tutta a stelle e strisce la 24enne di Plantation, numero 83 del ranking mondiale, ha sconfitto per 63 60, in un'ora ed un minuto di gioco, Madison Keys, numero 16 Wta e 15esima testa di serie. Per entrambe si trattava della prima finale Slam in carriera.

GIOIA CONTENUTA - La Stephens ha un gioco più vario e soprattutto è in grado di rimettere in campo qualsiasi palla: la Keys nel nono gioco del primo set ha subito un altro break che le è costato il primo set. Nel secondo parziale sull'onda dell'entusiasmo l'americana della Florida è volata sul 5-0, senza incontrare quasi più alcuna resistenza in una Keys che ancora una volta ha dimostrato una certa fragilità: solo nel quinto game con uno scatto d'orgoglio Madison si è procurata quattro palle-break (le prime tre consecutive) ma Sloane si è salvata. Quasi incredula per aver giocato il match della vita nell'occasione più importante la Stephens ha mostrato una gioia tutto sommato contenuta.

L'INFORTUNIO - «Il 23 gennaio scorso mi sono operata e se qualcuno mi avesse detto che di lì a sette mesi avrei vinto a New York lo avrei preso per matto. Madison è la mia migliore amica nel circuito: è stato un momento speciale affrontarla in questa finale. Avrei voluto che la potessimo vincere tutte e due ma naturalmente non è possibile. Io la sosterrò sempre e so che lei farà altrettanto con me». E poi ha aggiunto: «Quando ero piccola mia madre mi porto in un circolo di tennis dove mi dissero che al massimo avrei potuto aspirare ad avere una borsa di studio per una università non certo di primo livello. Mia madre non si diede per vinta, e nemmeno io».