18 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Calciomercato - Serie A

Al Milan è tempo di cessioni: l’esempio è la Juve

Con l’obbligo di limitare le rose a 25 elementi, uno dei problemi principali è vendere i giocatori in esubero, operazione spesso resa difficile dall’ostruzionismo dei protagonisti. Eppure in Italia c’è chi riesce a farlo con grande abilità, la Juventus, capace di vendere Ogbonna addirittura per 12 milioni di euro. E al Milan sono in tanti con il foglio di via.

MILANO - La tournée organizzata in Cina, oltre a scatenare l’entusiasmo degli oltre 100 milioni di fans rossoneri dagli occhi a mandorla, ha avuto un altro inestimabile pregio: quello di chiarire con efficacia e immediatezza chi dovrà ancora far parte della rosa del Milan nella stagione 2015-16 e chi invece è gentilmente pregato di accomodarsi alla porta.
L’elenco dei convocati diramato dal nuovo tecnico Sinisa Mihajlovic ha avuto proprio questo effetto dirompente, chiarendo a tutti, perfino a coloro che da anni provano a far finta di non sentire dalle parti di Milanello, chi farà parte di questa nuova avventura a tinte rossonere e chi invece farà meglio a trovarsi in fretta una nuova collocazione.

Zaccardo, Albertazzi, Verdi, Agazzi: tutti sul mercato
Il riferimento agli epurati Zaccardo, Albertazzi, Verdi, Agazzi e Mastour (quest’ultimo però, in caso di permanenza al Milan, potrebbe disputare la stagione con la Primavera di mister Brocchi) è fin troppo evidente. Ma mentre alcuni, ad esempio Simone Verdi, sono pronti a rifare i bagagli per iniziare da capo in una piazza diversa, altri da questo orecchio proprio non vogliono sentirci. Sul banco degli imputati Albertazzi, Agazzi, ma soprattutto Zaccardo, ormai da anni invitato educatamente ad accettare una nuova destinazione, senza apprezzabili risultati.
D’altronde come fare a dargli torto? A Milanello si vive bene, a maggior ragione senza l’ansia da prestazione della partita domenicale. Al Milan si è trattati con i guanti bianchi e gratificati da stipendi sontuosi, perché accettare qualche squadretta di provincia senza ambizioni e magari a paga ridotta?

Zaccardo rifiuta ogni destinazione, ma di chi è la colpa?
Ed ecco allora emergere il vero problema di cui discutiamo da anni: è corretto colpevolizzare uno come Zaccardo, che ha trovato il paradiso al Milan e che giustamente cerca di difendere quello che legittimamente gli è stato riconosciuto, oppure chi a suo tempo gli ha fatto firmare un contratto pluriennale a quelle cifre (quasi un milioni di euro l’anno)?
Indubbiamente Adriano Galliani, perché è di lui che stiamo parlando, ha le sue colpe in tal senso. Ma le principali responsabilità dell’ad sono indubbiamente legate alle difficoltà, da sempre riscontrate, di cedere bene i calciatori del Milan. Certo, negli occhi di tutti ci sono le storiche cessioni di Shevchenko al Chelsea per circa 45 milioni di euro, di Kakà al Real Madrid per 68 milioni, e per finire la doppia operazione Ibrahimovic-Thiago Silva al Paris Saint Germain per 67 milioni, ma restano casi isolati.

L’esempio della Juve con Ogbonna e Sørensen
Come direbbe qualcuno, facile vendere certi fenomeni, la vera bravura sta nel vendere giocatori come Angelo Ogbonna, reduce da due stagioni a dir poco oscure alla Juventus, eppure piazzato dalla premiata ditta Marotta-Paratici al West Ham per la somma record (per l’attuale valore del calciatore) di 12 milioni di euro, riuscendo a recuperare quasi tutti i 13 milioni spesi in maniera forse poco accorta per acquistare il difensore dal Torino un paio d’anni prima.
Per non parlare di Frederik Hillesborg Sørensen, ruvido centrale danese visto (pochissimo) la scorsa stagione al Verona e ceduto al Colonia per 2,5 miloni di euro.
Più o meno la stessa cifra che Galliani ha incassato per Adil Rami (valutato circa 7 milioni) da quel Siviglia che nel frattempo ne aveva pretesi 30 sull’unghia per lasciare libero Carlos Bacca di accasarsi al Milan.

Inter e Roma in difficoltà come il Milan
Ecco perché oggi la Juventus sembra diventata l’esempio da seguire per quanto riguarda le cessioni dei calciatori. Problema - sia ben chiaro - che non riguarda solo il Milan. Per ulteriori informazioni, provate ad analizzare le difficoltà riscontrate dall’Inter (Shaqiri, Schelotto, Guarin, Santon, Andreolli, Nagatomo, Juan Jesus, Vidic, Dodò, Taider e Krhin) o magari dalla Roma (Gervinho, Doumbia, Destro, Ljajic), nel vendere i loro tanti pezzi in esubero.
D’altro canto non ci si può certo consolare con il detto «mal comune mezzo gaudio». Al Milan c’è bisogno di trovare una soluzione al problema. Forse basterebbe semplicemente mettere accanto all’esperienza trentennale del vecchio Condor Galliani, una figura di direttore sportivo giovane, intraprendente, brillante. Un po’ come quello che hanno fatto alla Juve con Marotta e Paratici. Ma l’amministratore delegato del Milan continua a pretendere assoluta autonomia di gestione.
Fin quando gli sarà consentito…