28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
L'intervista

Donzelli: «Vi spiego perché mettere le mascherine all'aperto può far male»

Il medico Alberto Donzelli, specialista in Igiene e Medicina preventiva, spiega al DiariodelWeb.it perché l'uso delle mascherine all'aperto può addirittura essere rischioso

Donzelli: «Vi spiego perché mettere le mascherine all'aperto può far male»
Donzelli: «Vi spiego perché mettere le mascherine all'aperto può far male» Foto: ANSA

Continuano a far discutere i provvedimenti anti coronavirus decisi dal governo Conte, non solo sul piano politico ma anche su quello sanitario. È il caso, ad esempio, dell'obbligo di indossare le mascherine all'aperto. Secondo un illustre medico di sanità pubblica come Alberto Donzelli, specialista in Igiene e Medicina preventiva e già membro del Consiglio superiore di sanità, si tratterebbe addirittura di una misura controproducente. «Non voglio essere strumentalizzato dai negazionisti – premette ai microfoni del DiariodelWeb.it – ma non ritengo neanche di tacere davanti a ciò che mi sembra sbagliato e va corretto al più presto possibile. Fermo restando che, finché le regole ci sono, vanno rispettate e non invito nessuno a violarle».

Dottor Alberto Donzelli, sulle mascherine le istituzioni sanitarie e politiche hanno cambiato idea più volte, nel corso di questa pandemia. All'inizio ci dicevano di usarle solo se infettati, poi solo al chiuso, ora anche all'aperto. C'è una ragione dietro a questi continui dietrofront?
Inizialmente poteva avere una ragione il fatto di non incoraggiare un uso ampio delle mascherine, perché le scorte erano limitate e andavano riservate alle categorie da proteggere prioritariamente, cioè i sanitari. Poi il governo ha adottato l'obbligo delle mascherine al chiuso, cioè negli ambienti dove poteva essere più elevato il rischio di scambio di germi, che era razionale. L'ulteriore svolta, quella di renderle obbligatorie all'aperto, invece, a mio avviso manca completamente di ragionevolezza e di fondamento scientifico.

Per quale motivo?
Nella sanità pubblica, dove ho esercitato per tutta la mia vita professionale, un provvedimento, per essere reso universale e obbligatorio, richiede almeno tre condizioni: che ci siano prove forti dei suoi benefici, che questi benefici attesi sovrastino eventuali danni o inconvenienti e, in mancanza di queste due condizioni, che ci siano almeno ragionamenti logici a supporto di questo comportamento. Queste tre condizioni, nel caso delle mascherine all'aperto, mancano nella maniera più assoluta.

Come fa ad affermarlo?
Le ricerche scientifiche con validità più alta sono quelle randomizzate controllate. Di studi ce ne sono pochi sulle mascherine a livello di comunità e le quattro grandi revisioni concludono tutte che non ci sono prove adeguate di una loro efficacia. Dopodiché, finalmente, è stata pubblicata una ricerca di alta validità sui pellegrini a La Mecca, realizzata in condizioni di elevato assembramento, che da sola ha un numero di partecipanti più grande di tutte le altre messe insieme.

E qual è stato l'esito di questa ricerca?
L'ipotesi era che valesse la pena di far indossare le mascherine se ci fosse stata una riduzione almeno del 50% delle infezioni respiratorie. Invece, il risultato è stato opposto alle attese degli stessi ricercatori: c'è stata una tendenza all'aumento delle infezioni respiratorie nel gruppo che ha portato le mascherine.

Sta dicendo che le mascherine sono risultate addirittura dannose?
Particolarmente interessante è che, confrontando i pellegrini che hanno portato le maschere per tutti i quattro i giorni di osservazione, con quelli che non le hanno indossate nemmeno una volta, il divario è stato ancora maggiore: un 30% di infezioni cliniche in più. L'intervallo di confidenza era da 1,0 a 1,8. Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, le mascherine non hanno dato alcun effetto netto; nella peggiore hanno aumentato le infezioni respiratorie dell'80%.

Ma come si può spiegare tutto ciò?
La prima cosa che fa un epidemiologo serio è di prendere atto della risposta di questa ricerca, poi di cercare di interpretarla. Non c'è dubbio che le mascherine schermino le goccioline emesse dalle persone che respirano o parlano. Ma esistono anche degli effetti avversi. Secondo me il problema principale è che i virus schermati restano sulla mascherina, quindi la persona che la indossa continua a respirarli.

Insomma, che cosa si genera nel fisico di ciascuno di noi se respiriamo in una mascherina quando siamo stati contagiati dal virus?
Espirare i germi che si stanno moltiplicando nei polmoni è un meccanismo che, nel corso dell'evoluzione, ha sempre contribuito ad abbassare la carica microbica nelle nostre vie respiratorie. Continuare ad inalarli per ore con la mascherina, invece, aumenta la carica cumulativa, verosimilmente in maniera ben maggiore rispetto a brevi conversazioni con soggetti contagiosi. Non solo, ma continuando ad espirare contro una barriera innaturale il virus rischia di spingersi più in profondità nei polmoni, dove non dovrebbe arrivare. Soprattutto nei primi dieci giorni, cioè quando non ci sono anticorpi preformati, e le difese più efficaci sono quelle innate delle prime vie respiratorie.

Per questo lei sostiene che non abbia senso indossare le mascherine all'aperto?
Al chiuso, con molte persone, in un ambiente poco ventilato è ragionevole mettere le mascherine e cercare di restarci il meno possibile, per un principio di precauzione. Ma all'aperto la logica è quella di ossigenarci i polmoni.

E non mettere le mascherine all'aperto non ci esporrebbe a rischi?
Oggi ho letto un articolo in cui si elencavano i dieci luoghi di alta diffusione del contagio: il primo che campeggiava era una strada relativamente affollata, con una persona che abbassava la mascherina. In realtà, il rischio in strada è irrilevante: già la probabilità di avere accanto una persona non solo positiva, ma effettivamente contagiosa si può stimare nell'ordine di uno su mille. Che questa persona si metta a parlare con noi a distanza relativamente ravvicinata per un quarto d'ora, il tempo che viene registrato dall'app Immuni come situazione di rischio, è relativamente improbabile. Quindi, in questa situazione, il rischio di accostamento occasionale non esiste. Invece, è molto più alto il rischio di albergare qualsiasi germe patogeno, anche non il Covid, che con le mascherine si moltiplicano. Così, delle condizioni che potevano essere banali rischiano di diventare più gravi, per effetto di un provvedimento che è un compromesso anche ai fini della salute.