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Stanchezza cronica, e se la «colpa» fosse del sistema immunitario?

Scienziati sembrano aver trovato la cause della stanchezza cronica. E la malattia cambia nome

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Sindrome da stanchezza cronica o encefalomielite mialgica - Foto Antonio Guillem shutterstock

La sindrome da stanchezza cronica è una condizione debilitante che interessa un grande numero di persone. Da anni scienziati di tutto il mondo cercano di comprendere l’origine della condizione. E, nonostante siano state fatte diverse ipotesi nessuno pare essere arrivato a una risposta sensata. Questo è il motivo per cui non esistono, al momento, cure che funzionino davvero. D’altra parte, un nuovo studio suggerisce che alla base della condizione potrebbe esserci un sistema immunitario iperattivo. Ecco il dettaglio della scoperta.

Cos’è la sindrome sa stanchezza cronica?

Rientrava nel gruppo delle malattie rare, ma negli ultimi anni si sta assistendo a un enorme aumento dei casi. L’incidenza è stimata intorno all’1% della popolazione, una percentuale troppo alta per far parte dlle malattie rare. Viene chiamata comunemente anche CFS, un acronimo di Chronic Fatigue Syndrome. E, come si evince dal nome, il sintomo principale è una stanchezza cronica che persiste per almeno sei mesi. A seguito di nuovi studi, tuttavia, si è ritenuto opportuno rinominare la patologia Encefalomielite Mialgica (ME), termine considerato più corretto di sindrome da stanchezza cronica.

Come nasce l’encefalomielite mialgica?

In realtà nessuno lo sa, anche se ci sono prove evidenti che questa possa essere scatenata da un’infezione virale o batterica. Ed effettivamente, a sostegno di tale ipotesi, c’è un nuovo studio condotto dal King’s College di Londra, il quale suggerisce che alla base di tutto ci sarebbe un sistema immunitario iperattivo. In pratica, reagirebbe in modo eccessivo a seguito di un’infezione (anche se la malattia sembra essere già passata).

Stanchezza cronica ribattezzata in “encefalomielite mialgica”

Sindrome da stanchezza cronica, le prime prove

«Per la prima volta, abbiamo dimostrato che le persone che sono inclini a sviluppare una malattia simile alla CFS hanno un sistema immunitario iperattivo, sia prima che durante una sfida al sistema immunitario. I nostri risultati suggeriscono che le persone che hanno una risposta immunitaria esagerata a un trigger possono essere più a rischio di sviluppare CFS», spiega Alice Russell coordinatrice dello studio.

Lo studio sulla sindrome da stanchezza cronica

Per arrivare a simili conclusioni, il team di ricerca dell’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze dell’Università ha reclutato 55 pazienti a cui è stato somministrato il farmaco interferone-alfa, utilizzato generalmente per il trattamento dell’epatite C. Caratteristica principale di tale medicinale, è quello di attivare il sistema immunitario proprio come farebbe una potente infezione. I 18 pazienti che hanno continuato a sviluppare affaticamento cronico con sintomi che facevano pensare a una sindrome da stanchezza cronica/encefalomielite mialgica avevano anche una risposta immunitaria più forte quando veniva somministrato il farmaco.

Segni già evidenti

I 18 pazienti, ancor prima dell’inizio del trattamento, avevano già un sistema immunitario iperattivo. «Il primo passo per identificare chi è a rischio e per cogliere la malattia nelle sue prime fasi cruciali», spiega il dottor Carmine Pariante. «La CFS/ME è una condizione grave e la sua biologia di fondo è poco conosciuta. Incoraggiante, questo lavoro mette in luce potenziali meccanismi di disregolazione immunitaria alla base delle prime fasi della sindrome da stanchezza cronica. L’MRC incoraggia fortemente più ricerche per capire meglio questa condizione al fine di affrontare un’area di bisogni clinici insoddisfatti», conclude Il dottor Neha Issar-Brown, del Medical Research Council (MRC). Società che ha anche finanziato la ricerca.

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